“Penso ai miei figli e a cosa gli lasceremo, un mondo d’odio, di paura, di razzismo dove chi è più prepotente vince e dove chi invece avrebbe in teoria tutte le carte per migliorare le cose non ha la capacità di farlo nè tantomeno si impegna più di tanto affinchè qualcosa cambi veramente”. E’ uno dei commenti che questa mattina ho letto su Facebook. Gli amici sono caduti nello sgomento assoluto e si sono sfogati sui social o nelle chat wahtsapp. Trump lo aveva detto: Io sarò la Brexit americana. E lo è stato. Esattamente è successo il 23 giugno, sono andata a dormire a notte tarda convinta di un risultato e mi sono risvegliata all’alba per scoprire che le cose non erano andate come ci si aspettava.
“Stiamo sottovalutando ignoranza e rabbia” mi scrive un altro amico. Non so dire se sia così, credo, però, che sia semplicistico liquidare due risultati importanti di consultazione, quello britannico e quello americano, come reazioni di pancia. C’è qualcosa che ci sfugge, a cominciare dalla realtà rappresentata dai giornali. In questa campagna elettorale l’editoria mondiale si è schierata a favore di Hillary Clinton, non facendole, francamente, un buon servizio. Rappresentare solo una parte del Paese, quella in suo sostegno, e non il popolo di Trump ha fatto in modo che si avesse una visione distorta di quanto si stava muovendo negli States. Ne ho avuto sentore settimana scorsa guardando un servizio di Nemo, la trasmissione su Rai 2, realizzato fra i sostenitori di Trump. Avevano le loro ragioni e molti erano immigrati. Immigrati che ormai sono stati americanizzati e ora vogliono chiuedere la porta in faccia ad altri che come loro vorrebbero tentare la fortuna negli Usa. Perché potrebbero rubare loro il lavoro, potrebbero peggiorare le loro condizioni di vita. A votare contro gli immigrati non sono stati, infatti, i laureati che lavorano nella City o insegnano nelle università. Sono state le persone dei ceti medio-bassi. E così si arriva al paradosso: chi fatica ad arrivare a fine mese ha votato per un miliardario che vive in un grattacielo dorato (e non è una metafora!).
E le donne? Hillary Clinton non ha convinto neanche le donne. almeno non in massa come ci si aspettava. Eppure Trump ci ha messo del suo con le frasi sessiste e il suo atteggiamento maschilista (basti guardare la foto in cui sbircia il voto della moglie). Essere una donna non è sufficiente per avere il voto delle donne. Forse le donne non si sono sentite rappresentate da Hillary Clinton o non hanno voluto essere strumentalizzate prestandosi a un voto di genere. Certo è che anche questo aspetto (complici i sondaggi davvero falsanti) è stato del tutto sottovalutato.
Cosa ci resta? Il timore di non comprendere che direzione sta prendendo il mondo. La paura di preparare un contesto di rabbia e conflitto in cui i nostri figli dovranno crescere (non per Trump ma per ciò che ha portato la gente a votarlo). Lo sgomento di sentirci fuori sintonia. Eppure basterebbe farsi un giro sui social, dove niente è filtrato e tutto ti arriva dritto in faccia, per capire che Napalm51 di Crozza non è una macchiatta, che non è un singolo e che domani voterà alle elezioni esattamente come noi. Forse allora è meglio smettere di riderci sopra e iniziare a prendere sul serio un mood che si sta espandendo a macchia d’olio. Altrimenti è facile predire cosa ci aspetta.