Non è una provocazione. E’ una proposta. Fugo da principio ogni dubbio, così apriamo un dibattito che non sia di battute e ironia. Domenica 25 maggio alle elezioni europee (sì, sono europee e non dovremmo dimenticarlo) sono chiamati a votare 49,3 milioni di italiani, di cui il 51% è donna. Ora a conti fatti se le donne cominciassero a votare le donne, visto che in questo caso è possibile esprimere la preferenza forse si avrebbe una rivoluzione fra i parlamentari che mandiamo a Bruxelles. Ci proviamo?
E’ inutile che si continui a discutere sull’introduzione delle quote di genere anche in politica e sulla posizione in lista delle candidate. Continuiamo ad aspettarci una decisione dall’alto che ci imponga o che ci invogli a un certo comportamento. Perché, invece, questa volta il cambiamento non lo facciamo venire dal basso?
Le donne nei cda stanno entrando grazie alle quote stabilite dalla legge Golfo/Mosca. Al governo in qualità di ministri e alla presidenza dei maggiori gruppi industriali italiani partecipati dal Tesoro sono state scelte dall’alto. Per una volta scegliamo noi.
Ne avevo già scritto per le amministrative e ripropongo ora l’idea. Alle europee sarà possibile dare due preferenze o tre purché la terza sia di un genere diverso. In soldoni si possono votare due donne e un uomo o due uomini e una donna. Se le preferenze sono tutte e tre dello stesso genere la terza viene annullata. Inoltre, è importante sottolinearlo, è necessario scrivere il nome accanto al simbolo altrimenti la preferenza andrà persa (non vanno automaticamente ai capilista).
Detto questo, la proposta è che le donne votino due donne e un uomo, di qualunque schieramento si parli. Diamo fiducia a due donne, scegliamole in base al loro curriculum e alla loro esperienza e diamo loro l’opportunità di mettersi alla prova. Negli anni tanti uomini hanno potuto farlo, ora proviamo a cambiare e vediamo cosa succede. Naturalmente la proposta vale anche per gli elettori uomini. Ci state?