Non è che abituandosi alle donne nei CDA, si arriverà prima o poi anche a un cambiamento di genere ai vertici delle aziende. Una dimostrazione pratica di come le due cose non siano strettamente correlate ce la offre la Norvegia. Una legge del 2006 impone una percentuale del 40% per il genere meno rappresentato e oggi si viaggia attorno al 41%. Eppure nessuna donna siede ancora sulla poltrone di amministratore delegato nei 32 maggiori gruppi del Paese. E solo il 5,8% dei generale manager è donna.
La Norvegia non è un caso isolato. Se si prendono in considerazione i paesi nordici (Svezia, Finlandia, Danimarca) solo il 3% su un totale di 145 società ha una guida femminile. E anche in Finlandia, dove le donne ad sono più numerose, non esistono donne ceo nelle prime 27 società del Paese.
I numeri sono un po’ più consolanti negli Stati Uniti, dove le quote non ci sono. Fra le società del Fortune 1000, 48 ceo sono donne, mentre nel Fortune 100 metà delle società hanno almeno due donne nell’executive committee. Anche se solo il 16% dei riporti diretti dei ceo è donna, come a dire che la pipeline continua ad essere bucata!