Se il governo Renzi e le nomine in Enel, Eni e Terna avevano guadagnato l’onore della cronaca sui maggiori giornali internazionali, un presidente della Repubblica donna meriterebbe le copertine e potrebbe essere molto apprezzato a livello politico, da Barak Obama a Angela Merkel. Tanto più che in questo momento storico non esiste un candidato forte, riconosciuto come autorevole e di peso dall’opinione pubblica. Sparigliare le carte, quindi, potrebbe essere più facile.
Certo non sono più gli anni in cui si facevano i nomi di Tina Anselmi (Dc) e Nilde Iotti (Pci), entrambe partigiane e figure istituzionali importante nella storia della Repubblica Italiana. Paradossalmente allora (1985, venne poi eletto Francesco Cossiga) le donne erano in percentuale meno di oggi in Parlamento, ma avevano un peso maggiore. Oggi sembra che non sia ancora emerso un nome che convinca e unisca. Eppure ci sono nomi di donne, ancora non bruciati, che potrebbero avere le caratteristiche adatte a rappresentare la massima carica dello Stato italiano.
Peraltro, la scelta di una donna si inserirebbe in un contesto internazionale che da anni sta andando in quella direzione. Tanto che per la Francia, ad esempio, non c’è chi esita a indicare in Christine Lagarde il prossimo presidente. Fra quelle già in carica, ultima in ordine di elezione, è Kolinda Grabar-Kitarovic, prima donna presidente in Croazia. Per non parlare delle presidenti dei paesi Latino Americani. E che dire della stessa Lagarde alla guida del Fondo Monetario Internazionale, di Janet Yellen presidente della Federal Reserve (banca centrale statunitense) e di Diezani Alison-Madueke attuale ministra delle risorse petrolifere della Nigeria, che dal primo gennaio 2016 sarà il primo presidnete donna dell’Opec (che riunisce i paesi produttori di petrolio).