Ancora solo una manciata. Le donne sono solo il 3% dei CEO a livello mondiale su un pane di 2.500 società. Ma le donne non fanno solo più fatica a raggiungere i livelli apicali, fanno anche piu’ fatica a restare in certe posizioni. Lo evidenzia uno studio di Strategy& di Pwc, secondo il quale se negli ultimi 10 anni è stato licenziato il 27% degli amministratori delegati uomini, la percentuale licenziata fra le donne è stata ben più alta, del 38%.
Lo studio evidenzia, comunque, una crescita della percentuale di donne nel ruolo di amministratori delegati, ma il passo resta molto lento. Per raggiungere una quota di un terzo sarà necessario aspettare il 2040. Altri 25 anni e comunque non sarà parità.
Il paese delle donne a capo della aziende sono gli Stati Uniti con una percentuale del 3,2%, seguito dal Canada. Fanalino di coda, invece, è il Giappone con un esiguo 0,8%. La Cina con il suo 2,5% batte l’Europa con l’1,4%. A livello settoriale il comparto tecnologico è quello più ricettivo con il 3,1%, seguito dal settore dei consumi (2,6%), mentre nell’industria e nelle materie prime è più difficile trovare condottieri donne.
Le donne più spesso vengono nominate alla carica di amministratore chiamate da fuori dall’azienda (35%), contro un più contenuto 22% maschile. Questo sì che potrebbe essere un boomerang. “Essere un ceo che viene da fuori è un lavoro più duro” spiega Gary Nelson, uno degli autori della ricerca, che sottolinea anche come gli ad “esterni” “non hanno relazioni all’interno della società per capire come funzionano le cose e spesso le loro performance non sono così buone come quelle di ceo cresciuti all’interno della struttura”. Infatti, che siano uomini o donne, gli ad esterni hanno il 6,7% delle probabilità in più di essere licenziati. D’altra parte, pur esistendo dei percorsi di crescita di manager donne in alcune aziende (come dimostrano i casi di Mary Barra in GM, Virginia Rometty in IBM e Indra Nooyi in Pepsi), nella magior parte delle aziende non esiste un numero consistente di senior executive donne che possano poi aspirare alla poltrona di ceo e diventa gioco forza andarle a prendere fuori.
Un secondo fattore rilevante sul fenomeno della maggior frequenza dei licenziamenti di ceo donne si trova nel fatto che spesso le manager vengono chiamate a guidare le aziende in momenti particolarmente difficili, come capitò a Carol Bartz nel 2009 in Yahoo. La società era in difficoltà, il titolo in calo, le operazioni straordinarie fallite. Il lavoro per Bartz era assolutamente complesso e alla fine è stata licenziata. Certo poi ci sono casi positivi come quello delle banche islandesi sull’orlo della bancarotta salvate da tre manager donna. Ma certo la scommessa è difficile.
La notizia positiva, comunque, è che il saldo fra il numero di donne nominate nella carica di ceo e quelle licenziate è positivo!