A febbraio il bersaglio era il presidente della Camera, Laura Boldrini. Oggi sono le cinque, anzi quattro (esclude dall’attacco Caterina Chinnici) capoliste del Pd alle Europee. Beppe Grillo ci riprova con la delegittimazione “dell’avversario” attraverso il sessismo, anche e soprattutto se si tratta di donne. Così via libera alla definizione di veline e ai fotomontaggi ammiccanti.
A febbraio avevo citato l’intervento di Massimo Recalcati su Repubblica, che aveva sottolineato come l’insulto sia la fine di ogni dialogo. Ma questa sembra un’osservazione superflua. Torniamo, invece, al metodo-Grillo. Già in febbraio avevo scritto che non ha inventato nulla di nuovo. Evidentemente per Grillo, come per altri che si sono espressi sulla stessa lunghezza d’onda, è più difficile confrontarsi sul merito delle proposte e dei programmi. Perché quello sì che vuol dire fare politica in modo serio.
A lui hanno risposto le dirette interessate dandogli appuntamento al 26 maggio, alla conta dei voti. Mentre fra le maggiori cariche dello Stato, la risposta arriva anche dalla vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli: «Ormai a corto di argomenti Grillo non fa altro che lanciare accuse prive di fondamento utilizzando un linguaggio, come al solito, sessista e offensivo. Comparare a quattro veline donne che da tempo si occupano, con serietà e passione, di politica ancor prima che un insulto è un’assurdità. L’unico requisito di Bonafè, Picierno, Mosca e Moretti non sarebbe né la loro competenza né il loro lavoro, ma appartenere al sesso femminile e il far parte di una corte che ruoterebbe intorno a un uomo, il «Caro leader Renzie».
Grillo stavolta non può proprio sottovalutare così ingenuamente il voto delle donne alle europee. Siamo proprio certi che alle italiane piaccia veder tacciata di velinismo ogni donna che arriva ad occupare una posizione di rilievo? E forse non fa piacere neanche agli uomini, perché domani quella donna “delegittimata dal sessismo” potrebbe essere la loro moglie o la loro figlia. Ed è ora che il segnale arrivi chiaro e forte, indipendentemente dal colore politico del voto.
Aspettiamo, poi, sempre che le grilline dicano la loro sull’ennesima uscita “stonata” del loro leader. O forse è chiedere troppo?