Non si può dire che in Bloomberg non investano nella formazione dei dipendenti. Quando (nel lontano 2000) lavoravo nella sede di Londra avevo lezioni praticamente su tutto: un insegnante privato per migliorare il mio inglese, corsi per usare il terminale Bloomberg, lezioni su temi specifici (azionario, obbligazionario, etc), un coach (di sola lingua inglese) per la dizione e la gestione della diretta tv (in italiano!) e anche una stylist che ci accompagnava dal parrucchiere e a fare shopping per l'abbigliamento da messa in onda (con budget aziendale). Quando, però, mi è arrivata la comunicazione che avrei dovuto frequentare un corso di "sexual harassment" sono rimasta un po' sorpresa. Soprattutto perché specificarono che non era solo come possibile "vittima" ma anche come soggetto attivo.
In particolare sembrava che i maggiori pericoli in questo senso venissero dai latini (italiani, spagnoli e francesi). Al corso ci spiegarono che non era il caso di baciare sulla guancia i colleghi neppure in caso di festività, compleanni o partenze e allo stesso modo era fuori luogo chiedere "How are you?" appoggiando una mano sulla spalla o su un braccio di un collega (non solo dell'altro sesso) perché c'era chi poteva non gradire una confidenza eccessiva. Bandito anche qualunque tipo di complimento su vestiario o taglio di capelli, per non parlare poi di atteggiamenti molto più espliciti.
L'accezione del termine è talemente ampia che l'U.S. Equal Employment Opportunity Commission (EEOC) ha cercato di codificare i comportamenti identificabili come "sexual harassment". Si va da atti più espliciti (mandare baci, mail equivoche, fischiare nella direzione di qualcuno, fare giochi di parole, massaggiare collo e spalle) ad atti più involontari (fissare qualcuno, fare regali personali, toccare vestiti o capelli, fare complimenti sull'abbigliamento). L'Unione Europea, invece, ha pubblicato nel 2012 un rapporto sullo stato dell'arte delle legislazioni dei paesi membri sul tema. Dai dati raccolti emerge come la percentuale di donne, che nella loro vita lavorativa hanno subito una qualche forma di "sexual harassment" o di atteggiamento sessuale non desiderato sul posto di lavoro, si aggira tra il 40 e il 50% (‘Sexual harassment at the workplace in the European Union’, 2010). La fotografia dell'Ue mostra come spesso donne tra i 30 e i 40 anni, single o divorziate, con un basso livello di scolarità suniscano le "attenzioni" di colleghi e superiori. I numeri relativi all'Italia, almeno per quel che riguarda il posto di lavoro, sono più ridotti. Dai dati Istat (pagina 152), rispresi nel rapporto Ue, in Italia la metà delle donne intervistate dichiara di aver subito molestie sessuali nella propria vita e nella maggior parte dei casi questo è avvenuto nel Nord Italia. Le molestie sono nel 26,6% sono verbali, nel 21,6% si tratta di episodi di stalking, nel 20,4% di casi di esibizionismo, nel 19% di molestie fisiche e nel 18,2% di telefonate oscene. Il dato relativo alle molestie sul lavoro è ben inferiore invece: l'8,4% delle donne le ha subite nel corso della propria vita professionale (il 2,4% negli ultimi 3 anni). Il dato significante è che nessuna ha pensato di denunciare e l'81,7% se lo è tenuto per sé, senza parlarne per niente.
Certo in base alla definizione di molestia sessuale dell'EEOC nelle aziende italiane dovrebbero esserci centinaia di denunce al giorno se avessimo una legislazione come quella americana. Dove non esistono regole, d'altra parte, è più facile che si passi il segno. Così è facile che qualcuno a una riunione ammiccando dica a una donna "è un piacere trattare con lei e non con il suo collega" o che dopo un'occhiata dalla testa ai piedi qualcuno dica "ti trovo proprio bene" senza riferirsi allo stato di salute. Poi c'è sempre il maschio di turno che giustifica tutto dicendo: "ma per voi donne è gratificante, come quando vi fischiano dietro per strada". Magari anche no. Magari non ci fa così piacere ricevere certi apprezzamenti.
P.s. :A Bloomberg, comunque, avevano risolto la questione approfittando di una ristrutturazione per mettere in un edificio a parte i team spagnolo, francese e italiano, che anche dopo il corso evidentemente erano un po' indisciplinati sul tema. La ristrutturazione era reale. Ma sarà stata un caso la suddivisione? Dall'altra parte restavano inglesi e tedeschi. E non è una barzelletta!