Obama street party, Dc
Lo confesso, non osavo neppure sperarci. Forse perché nel 2000 ho fatto la diretta a Bloomberg in quelle che poi sono state le prime elezioni di Bush (con un balletto di “Ha vinto Bush”/”Ha vinto Gore” che durò ore). Forse perché 4 anni dopo in Europa si dava per possibile la vittoria di Kerry (e anche lì sappiamo com’è andata).
E a parlare con gli amici americani era un po’ come da noi ai tempi della Dc (ma un po’ anche ora!): vinceva e non si trovava nessuno in giro che l’avesse votata. Ma negli States la scusa che ci raccontiamo è che la nazione non è lo specchio di New York, il nostro paradigma americano.
Stavolta però ci ha stupito anche il Middle East reazionario, anche il mito degli americani che vogliono far la guerra e preferiscono avere un’arma in casa, anche l’ombra del Ku Klux Klan raccontata da Missisipi Burning. Stavolta non ci si è dovuti consolare con la scusa dei brogli delle società che gestiscono le elezioni. Stavolta è andata.
Ora al presidente “più abbronzato” d’America (direbbe qualcuno!) resta solo da fare un italianissimo in bocca al lupo!