I diritti negati secondo Amnesty International
"UNO STATO che vessa e maltratta le persone private della libertà non è uno Stato democratico. Una polizia che usa la forza non per impedire reati, ma per commetterne, non può essere considerata "forza dell’ordine". Fatti di questo genere distruggono la credibilità delle istituzioni più di tanti insuccessi dei poteri pubblici". Valerio Onida, giudice emerito della Corte Costituzionale. La citazione è stata riportata qualche giorno fa in un articolo di Giuseppe D’Avanzo. Il giorno dopo la sentenza del processo sulle violenze della polizia alla scuola Diaz, che ha visto assolti i vertici, ha un sapore ancora più amaro.
Dei 93 ospiti della "Diaz" arrestati, 82 sono feriti, 63 ricoverati ospedale (tre, le prognosi riservate), 20 subiscono fratture ossee (alle mani e alle costole soprattutto, e poi alla mandibola, agli zigomi, al setto nasale, al cranio). Il ricordo dei racconti è ormai lontano. Sono passati sette anni, due governi. Ma dopo la sentenza quell’episodio rischia di rimanere una ferita aperta. Non importa se in quella fine di luglio eravamo al mare, annoiati in città o in viaggio all’estero. Non importa se da allora non abbiamo avuto voglia di leggere una riga dell’argomento, perché era una storia da dimenticare. E non importa da che parte stiamo politicamente. Forse è il caso di dirsi e di dire: Alla scuola Diaz c’ero anch’io. Perché la democrazia è affare di tutti, non di pochi don chisciotte.