Vivo in una palazzina di tre piani senza ascensore. Sei famiglie in tutto. Stamattina la notizia: una famiglia su cinque non riesce ad arrivare a fine mese in Italia. Ho fatto mente locale: ieri sera quelli del piano di sopra portavano su diverse buste del supermercato, quelli di fronte hanno fatto la spesa stamattina, gli altri tutti sabato come da tradizione. Sta a vedere che manchiamo solo noi. Così, per evitare i sospetti degli altri condomini, mi sono affrettata verso la mecca del consumismo e ho riempito qualche busta. E anche questa volta siamo arrivati tutti a fine mese. Vuol dire che nella palazzina di fronte ci sono due famiglie che non ce la fanno.
Che siano nella palazzina di fronte, in fondo alla strada o in un altro quartiere, In Italia 22 milioni e mezzo di famiglie vedono crescere di mese le difficoltà economiche. Un milione e mezzo di famiglie addirittura ha problemi con la spesa quotidiana e gli arretrati delle bollette. I conti pubblici non stanno meglio, sempre per colpa della crisi (notizia sempre di stamattina). Sul fronte imprese, nel Nord Est il 66% degli imprenditori si aspetta una produzione in calo nel primo semestre dell’anno e al Sud il 42% delle cooperative si trova a dover fronteggiare la richiesta di rientrare dei crediti da parte delle banche.
Niente paura, però, anche oggi non mancano i segnali dell’agognata ripresa. Negli Stati Uniti l’indice di fiducia dei consumatori è tornato ai massimi da settembre. In Europa le idee restano confuse: se per José Gonzalez-Paramo, membro del direttorio della Bce, in Eurolandia “alcuni indicatori segnalano un punto di svolta”; per Ewald Nowotny, membro della Bce e governatore della banca centrale austriaca (insomma, stessa parrocchia) “Le nuove previsioni economiche che presenteremo a giugno saranno peggiori rispetto a quelle diffuse in precedenza”.
In Italia gli appigli sono la ripresa dell’export verso la Cina e la tenuta di alcune imprese del “Made in Italy”. Ma è sufficiente? Chi può dirlo. Certo è che qualche dubbio è stato espresso dalla Corte dei Conti nella relazione inviata al Parlamento: ci sono “ampi margini di incertezza” sugli effetti delle misure anticrisi intraprese dal governo “con modalità compensative”, vale a dire in sostituzione di altre iniziative.