Ma gli italiani migrano o stanno a casa con mammà? Martedì scendendo a Roma in treno ho letto l’articolo di Adriano Sofri su Repubblica. 300mila giovani del Sud all’anno lasciano tutto per migrare nel Nord Italia in cerca di lavoro. I dati sono del volume “Ma il cielo è sempre più su” di Luca Bianchi e Giuseppe Provenzano. A lasciare Palermo, Bari, Salerno ma anche Napoli, L’aquila e Terni sono spesso giovani laureati. Quelli con i voti alti, che magari dopo la laurea hanno fatto anche un paio di corsi di specializzazione, un master al Sole24Ore o alla Bocconi. Pare che il fenomeno stia tornando ai livelli degli anni ’60/’70.
Roma, qualche ora dopo: nel suo intervento Alberto Alesina sottolinea come in Italia i giovani non si muovano. L’80% sceglie un’università vicino a casa, che si tratti del giovane siciliano o di quello lombardo. Alesina parla di States, dove gli studenti più brillanti fanno i test di ammissione alle università e poi scelgono la migliore, non importa se sull’altra costa rispetto a dove vive la famiglia. Là l’università costa, ma se non sei di una famiglia bene puoi sempre provare a conquistare una borsa di studio. Qui l’università è quasi “gratis” e così ognuno sceglie l’ateneo in base alla vicinanza a casa per assicurarsi un pasto caldo la sera e qualcuno che stira le camicie.
I casi sono due: o i giovani italiani non si muovono davvero o non si muovono a sufficienza per i canoni americani. Restano, però, i numeri, quelli da cui converrebbe partire. 300mila giovani l’anno lasciano la loro terra per cercare lavoro e non lo fanno per scelta ma per necessità. Sono certa che non vorrebbero stare più vicini a casa per mammismo, ma vorrebebro restare per fare qualcosa per il loro paese, per la loro città. Nel Centro e Sud Italia c’è un senso di appartenenza a una comunità, a una terra che a Milano e a Torino non abbiamo. Questo è il motivo del voler restare o tornare, non il mammismo come pensa Alesina.
p.s. Nella mia redazione oltre la metà dei giornalisti viene dal Centro-sud. Nessun figlio di papà. Sarà una semplificazione, ma mi fa pensare.