“No, sono un amministratore delegato”
La scena non è inusuale ai consessi internazionali di business e si è ripetuta anche a Davos (a raccontarlo lo scorso anno era stata Barri Rafferty, ceo di Ketchum). D’altra parte le donne, seppure in lieve aumento, restano una rarità fra le delegazioni che partecipano al ritrovo annuale. Continuano, infatti, a prevalere le cravatte e conta poco se da anni si rendono noti i numeri e si chiede un cambiamento. Le donne restano solo le spouse (c’è anche un account twitter @DavosSpouse!). Per entrare nel gotha dei leader internazionali le donne devono avere o la carica di Christine Lagarde o la visibilità di Sheryl Sandberg. Così, anche quest’anno, all’annunale incontro a Davos del World Economic Forum la percentuale femminile è rimasta davvero esigua: 17% (era la 15% lo scorso anno) su 2.500 partecipanti. Ma almeno si potrebbe preparare lo staff all’eventuale partecipazione di donne manager, per evitare figuracce.
Non che manchino gli sforzi nella direzione di un maggiore equilibrio e di una maggiore diversity. Fra i temi di quest’anno, poi, c’era l’inclusione sociale. Quale miglior occasione per rilanciare anche una maggiore parità a livello di rappresentanze (di genere). E il tema della disparità di genere ha anche dominato qualche tavola rotonda, ma al dunque resta un argomento di secondo piano. Un po’ da “femministe”, diciamocelo!
A Davos erano presenti solo 27 delle 100 donne più potenti al mondo, secondo la classifica Forbes. Sarebbe interessante sapere quanti degli uomini più potenti al mondo, invece, erano lì. Ma tornando alle donne, aldilà di quelle più note come Angela Merkel e Marissa Meyer, ce ne sono molte altre che pur ricoprendo ruoli di rilievo non sono così note. Mi aveva colpito, ad esempio, che in un sondaggio sul web davvero in pochissimi avevano riconosciuto la foto di Sheryl Sandberg e ho provato a fare un sondaggio fra i miei colleghi. In realtà in molti non l’hanno neanche mai sentita nominare.
Colgo, quindi, l’occasione per presentarne alcune…chissà che la prossima volta che le sentiremo nominare non le sentiremo più familiari!
· Sheryl Sandberg: chief operating officer di Facebook (è stata la prima donna a sedere nel board del gruppo. E’ stata vice presidente in Google e parte dello staff del segretario del Tesoro statunitense. Nel 2012 è stata inserita dal Times fra le 100 persone più influenti al mondo, mentre nel gennaio 2014 la sua ricchezza è stata valutata un miliardo di dollari in azioni Facebook e di altre società.
· Helen Elizabeth Clark (1950): è responsabile del programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (la terza carica nell’associazione per importnaza) ed è stata primo ministro in Nuova Zelanda dal 1999 al 2008 (prima donna ad essere eletta a questa carica nel Paese).
· Rosalind G. Brewer: presidente e Amministratore delegato di Sam’s Club, una divisione del gruppo Wal-Mart Stores . Nel 2014 era al 64esimo posto fra le donne più potenti al mondo per Forbes.
· Beth Brooke-Marciniak (1959): global vice chair of public policy for EY. Nel 2014 era al 98esimo posto della classifica Forbes.
· Ertharin Cousin (1957): dal 2012 è executive director del World Food Programme delle Nazioni Unite
· Ellen J. Kullman (1956): presidente e Amministratore delegato del gruppo Du Pont e in precedenza director in General Motors. Per Forbes è al 31esimo posto.
· Valerie Amos: Undersecretary-General for Humanitarian Affairs and Emergency Relief Coordinator alle Nazioni Unite. Lascerà l’incarico a marzo. E’ stata la prima donna di colore a entrare nel governo britannico, dove ha ricoperto diverse cariche.
· Erna Solberg: primo ministro della Norvegia dal 2013.
· Inga Beale: è Amministratore delegato del gigante delle assicurazioni Lloyd’s. La prima donna a ricoprire questo ruolo nei 325 anni di storia del gruppo.
· Jennifer Doudna: professore di biochimica e biofisica all’Università di Berkeley. Nel novembre scorso ha vinto, con Emmanuelle Charpentier, tre milioni di dollari del premio Breakthrough Prize in Life Sciences.
· Cecilia Álvarez-Correa Glen: ministro del Commercio, dell’industria e del turismo in Colombia. E’ gay e ha una relazione con il ministro dell’Educazione Gina Parody.