Intesa Sanpaolo punta sulle donne imprenditrici. A loro ha dedicato ieri i lavori della giornata “Il lavoro incontra le donne”, organizzata in collaborazione con WorkHer, la piattaforma online per le donne che vogliono entrare, rientrare o affermarsi nel mondo del lavoro. L’accesso al credito e le modalità di partecipazione ai bandi sono stati fra i temi affrontati in un’ottica soprattutto di start up, ambito che vede la percentuale femminile in crescita. In Italia al momento una su otto è di “matrice” femminile, per un totale che supera le 500 nuove aziende. «La banca può mettere a disposizione finanziamenti, ma è basilare innanzitutto saper presentare bene il proprio progetto, mettere a punto un’analisi su prodotto, mercato e concorrenza. Condividere fin da subito la valutazione preliminare della propria idea imprenditoriale con la propria banca può agevolare e velocizzare l’analisi per la concessione del finanziamento» ha spiegato ieri Cristina Balbo, responsabile Direzione Regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo. Un consiglio pratico per quante hanno una nuova idea imprenditoriale.
Ma come si identificano le imprese al femminile? L’identikit viene tracciato articolo 2 comma 1 (lettera A) della legge 215/1992: si definiscono femminili le società cooperative e società di persone costituite in misura non inferiore al 60% da donne; società di capitali le cui quote di partecipazione spettano in misura non inferiore ai 2/3 a donne o i cui organi di amministrazione siano costituiti per almeno due terzi da donne; imprese individuali gestite da donne.
Le imprese in rosa rappresentano circa il 13% del campione complessivo di aziende manifatturiere considerate da uno studio dell’istituto pubblicato nel maggio scorso. La loro diffusione settoriale risulta pressoché uniforme: pur essendo leggermente più presenti in settori produttori di beni di consumo (in particolare nel sistema moda), la quota di imprese femminili è abbastanza simile anche in altri settori, dalla meccanica alla metallurgia. Maggiori differenze emergono, invece, dal punto di vista dimensionale, con le imprese femminili tendenzialmente più piccole della media.
L’analisi ha evidenziato poi un’elevata predisposizione dell’imprenditoria manifatturiera femminile verso quelle leve strategiche divenute irrinunciabili nell’attuale contesto competitivo, spiegano da Intesa Sanpaolo: internazionalizzazione, innovazione e marketing. Le imprese femminili analizzate nello studio, inoltre, mostrano una maggiore tendenza a servire i mercati internazionali (51% di soggetti esportatori contro il 45% del resto del campione) e, limitatamente alle imprese più grandi, a brevettare (44% vs. 37%) e a registrare marchi internazionali (52% vs 46%).
Se si guarda infine alle performance di crescita e reddituali non emergono, invece, grandi differenze (una volta tenuto conto di tutti i fattori strategici in gioco). Perlomeno nel periodo esaminato, pertanto, in Italia non sembra esserci una penalizzazione nei confronti delle imprese rosa.