Che nel mondo bancario italiano le donne manager siano ancora una rarita’ e’ un fatto. Non deve, quindi, sorprendere che a Ca’ de Sass si siano trovati di fronte a un dilemma importante nel processo di revisione della governance. Il duale con un consiglio di gestione formato da manager dell’istituto e da non manager rischiava di creare una asimmetria di preparazione fra i consiglieri. La soluzione? Un cdg di tutti i manager. Dal 2012, pero’, in Italia e’ in vigore la 120, vale a dire la legge Golfo-Mosca, che prevede una quota dei consiglieri al genere meno rappresentato. E tre manager donna in Intesa da eleggere nel cdg non ci sono. A spiegarlo e’ stato il presidente del gruppo Giovanni Bazoli.
“La prima opzione – ha spiegato Bazoli – era mantenere il modello duale pero’ con alcune modifiche importanti. Il duale ha funzionato bene, ma c’erano imperfezioni: da parte del cds c’era una continua richiesta di flussi informativi e di maggiori incontri con il consigliere delegato. In cdg inoltre c’era una situazione pesante perche’ mettendo nello stesso cosiglio manager e amministratori non manager si era creata una situazione di diversita’ di informazione professionale tra gli uni e gli altri. I manager erano sempre piu’ informati e preparati,
c’era una forte asimmetria nel cdg tra manager e non
manager”.
La soluzione piu’ opportuna Sarebbe stata, quindi, quella che prevedeva la presenza del cosigliere delegato alle riunioni del cds e un cdg da 6-7 componenti con soli manager: “Era l’ipotesi preferita dalla commissione e credo sarebbe passata in cds – ha aggiunto Bazoli – ed e’ un peccato che non sia stata possibile per ragioni normative, tra cui quella delle quote rosa. Nel cdg avrebbero infatti dovuto esserci tre
donne e noi non abbiamo tre manager femminili”.
Bazoli ha poi spiegato che si sarebbe comunque potuto scegliere questa opzione adottando una sorta di regime transitorio incoraggiando nel frattempo “una crescita nell’ambito della nostra struttura organizzativa di elementi femminili, ma presentare un modello senza poterlo adottare subito sarebbe stata una situazione i debolezza”. E d’altra parte assumere all’occorrenza qualche manager donna sarebbe stato davvero poco opportuno.
Il caso di Intesa Sanpaolo dovrebbe pero’ suonare come un campanello d’allarme su come si stia perdendo il contributo di meta’ delle potenzialita’ manageriali che questo Paese puo’ esprimere.