Settima edizione dei mondiali di calcio. Al femminile. Sono iniziati sabato scorso con il match Canada-Cina (vinto dal Canada con un goal) e termineranno il prossimo 6 luglio. Senza l’Italia. La nazionale femminile non si è, infatti, qualificata. E dire che il numero dei team non è esiguo (24 divise in sei gironi). Ma evidentemente in Italia il calcio resta prevalentemente una questione maschile. La cosa paradossale, però, è che la squadra favorita è quella statunitense. D’altra parte si è aggiudicata già due titoli e nelle altre edizioni è sempre arrivata sul podio. Non solo. Sapete chi ha vinto la passata edizione: il Giappone.
Il paese del Sol Levante conta solo un episodio di rilievo negli annali del calcio italiano: gennaio 2000 la Roma acquistò dal Perugia Hidetoshi Nakata per 30 miliardi. Costretto alla tribuna dalla norma sugli extracomunitari, sembrava un investimento a perdere. Poi Il 4 maggio 2001 la Figc cancella il tetto dei 3 extracomunitari tra campo e panchina, Nakata entra in campo il 6 maggio in Juve-Roma (partita decisiva per lo scudetto) al 60° al posto di Totti e all’80° segna il 2-1. La partita finisce 2-2 e lo scudetto va alla Roma. Ma dopo di allora praticamente più nulla.
Ma torniamo ai mondiali di calcio femminili, che vedranno sfidarsi calciatrici come la brasiliana Marta Vieira da Silva (classe 1986), la statunitense Mary Abigail “Abby” Wambach (1980) e la tedesca Nadine Marejke Angerer (1978).
Della prima Pelé parlò paragonandola a se stesso ed è molto stimata dai giocatori connazionali maschi. “I played with the boys out on the street without shoes. I was the only girl and every time I played I had to try something so that I could be better” racconta lei dei suoi esordi. In realtà le difficoltà sono continuate dal momento che ha dovuto cambiare diverse squadre per fallimenti a causa della mancanza di fondi.
L’americana Abby ha dalla sua diversi primati. Quello di cui va più fiera è certamente aver segnato il maggior numero di goal a livello internazionale di qualunque giocatore, anche maschio. Conta infatti 160 reti e il primato di 3 reti nei primi 29 minuti di una partita (Usa-Corea). A questi mondiali, poi, aggiungerà un altro numero oltre la media: 52 family and friends che la seguiranno nelle partite di questo mese.
Per la tedesca Nadine, invece, si tratta dei mondiali dell’addio. Ha già annunciato che si ritirerà a fine campionato, almeno dalle competizioni internazionali. Il portiere (la portiera in italiano non avrebbe senso) ha al suo attivo dal 1996 due coppe del mondo e quattro campionati europei.
E le italiane? Non pervenute. Sono arrivate seconde nel loro girone dopo la Spagna e nei playoff non ce l’hanno fatta a guadagnare l’ultimo posto in palio per gli ottavi. D’altra parte in Italia le squadre femminili dipendono dalla Lega Nazionale Dilettanti e spesso le giocatrici non percepiscono alcun compenso. Poi certo non aiuta se il presidente della Lega, Felice Belloli, durante il Consiglio del Dipartimento calcio femminile si lascia scappare frasi del tipo: “Basta, non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche“.
Certo che dopo gli ultimi anni (e non solo) verrebbe da dire: che se lo tengano il loro calcio. Poi, però, capiti un sabato pomeriggio accanto a un campo e trovi ventidue che corrono dietro una palla. Li guardi bene e non sono maschi. Sono ragazze che al posto di fare danza o pallavolo in una palestra al chiuso, cercano di fare un dribbling nel fango sotto la pioggia. E allora caro Belloli, saranno anche quattro lesbiche, ma quanto si divertono. E prima o poi arriveranno anche alla fase finale dei mondiali.