A dicembre 2014, secondo i dati Istat, l’occupazione maschile era pari al 64,7%, aumenta di 0,3 punti percentuali sia rispetto al mese precedente sia su base annua. Quella femminile restava al 46,8%, con un +0,1 punti percentuali in termini congiunturali e un +0,3 punti in termini tendenziali. Pensiamo davvero che per colmare questo divario basti offrire alle aziende qualche sgravio contributivo per le lavoratrici?
I dati di oggi sono chiari e si riflettono, naturalmente, anche sulla retribuzione netta. Le donne guadagnano in media il 26,5% in meno degli uomini. Le prime, infatti, si trovano a percepire 14.391 euro l’anno contro i 18.211 euro degli uomini. Il divario è ancora maggiore se si parla di lavoro autonomo, dove le donne in media hanno una retribuzione annua di 12.323 euro contro i 18.398 euro dei colleghi.
La strada da percorrere è senz’altro lunga e forse è ora di fare riflessioni serie su come è possibile correggere questa stortura senza demandare la soluzione a fantomatici cambiamenti culturali di lunga durata. Forse già dover rendere pubblici i dati sulle retribuzioni divisi per genere aiuterebbe e avviene già in altri Paesi, ad esempio per le società quotate. Magari in questo modo già il pudore può fare la sua parte!
P.S.: Più in generale vi riporto i dati sui redditi nel nostro Paese: un italiano su quattro (25,8%) percepisce meno di 10mila euro all’anno, mentre meno di 3 su 100 sforano i 70mila (2,4%). Dati dell’Istat alla mano, nel 2012 oltre la metà dei redditi lordi individuali (54%) è tra 10.001 e 30mila euro annui, mentre il 17,6% guadagna tra 30.001 e 70.000. Giusto per farvi un’idea di dove siete posizionati!