Per un paio di donne che hanno lasciato, una arriva alla vetta di un’icona dell’informazione mondiale. La Bbc avrà la prima presidente donna nella sua storia. La scelta del governo è ricaduta su Rona Fairhead, 53 anni. Fairhead non è una novità nel panorama dell’informazione. Top manager di grande esperienza ha ricoperto, tra l’altro, la carica di amministratore delegato nel Financial Times Group. La conferma della sua nomina dovrebbe arrivare nelle prossime settimane dopo che sarà sentita dalla commissione media di Westminster, che si ripromette di rilanciare l’immagine dell’emittente britannica dopo gli scandali che l’hanno colpita negli ultimi anni, a partire da quello della pedofilia legato al defunto dj e conduttore televisivo Jimmy Savile che ha abusato di centinaia di vittime, anche negli studi della Bbc. Oltre alle liquidazioni d’oro concesse ad alti dirigenti dell’emittente televisiva.
“Sono onorata di avere l’opportunità di essere presidente del Bbc Trust”, ha dichiarato sobriamente Fairhead, che sostituirà Diane Coyle, che sta agendo comunque come presidente ad interim dopo il ritiro di Lord Patten per ragioni di salute. Non sfugge, però, che ancora una volta è stata scelta una donna per una poltrona che ‘scottà. Nella lunga e difficile scelta del candidato, diversi personaggi molto noti – fra cui Lord Coe, che ha guidato il comitato organizzatore delle Olimpiadi di Londra 2012 – si sono tirati indietro. Il governo ha quindi puntato su una figura forte che avesse esperienza in tutti i settori, incluso quello politico. E guarda caso è donna.
Di sicuro Fairhead non avrà vita facile nel prossimo futuro e dovrà far ricorso alle esperienze maturate nei consigli di amministrazione, come quelli di Hsbc e Pepsi, e come ambasciatrice britannica del business, nominata dal premier David Cameron. Nel 2016 si dovrà stilare la nuova ‘Royal Charter’, che contiene le linee guida del servizio pubblico e fin da subito si dovrà affrontare il dibattito attorno al canone, la fonte principale di finanziamento dell’emittente, con molti telespettatori che si lamentano di doverlo pagare ogni anno (tema che ritorna ciclicamente anche in Italia).
E leggendo questa, come altre vicende (ricordo le tre donne messe a capo delle banche islandesi a seguito della crisi economica), mi chiedo: fanno bene le donne ad accettare certe sfide (evitate come la peste dagli uomini che non vogliono rischiare di annoverare un fallimento nel loro cv) oppure a volte dovrebbero imparare a dire no?