Presidenti sì, amministratori delegati no. La tornata di nomine della scorsa primavera ha soddisfatto a metà. Soprattutto nelle società controllate dal Tesoro la rivoluzione è sicuramente stata la nomina di tre donne alla presidenza di tre gruppi di standing internazionale, eppure molti hanno commentato che si sarebbe potuto osare di più, perché c’era chi, come Patrizia Grieco, aveva le competenze per ricoprire un ruolo da ceo. O comunque ruoli da executive, mentre finora le donne sono entrate nei cda prevalentemente come consiglieri indipendenti.
Un ruolo che nelle aziende italiane resta ancora molto maschile, poi, è quello da chief financial officer, vale a dire da direttore finanziario. Mi è venuta, quindi, la curiosità, per questa e altre figure “operative”, di fare una chiacchierata con chi ricopre già il ruolo per capirne i percorsi, le esperienze e le sfide. Ho inziato dalla realtà che mi è più vicina, il Sole 24 Ore, dove le donne ai vertici non mancano: l’amministratore delegato è Donatella Treu e il cfo è Valentina Montanari. Con quest’ultima abbiamo parlato di finanza, esperienze professionali, sfide superate e obiettivi futuri.
- Cosa ritiene abbia fatto la differenza nella sua formazione?
Ho una formazione classica e allo stesso tempo quantitativa, con un approccio legato alla logica. Credo che il mix delle competenze acquisite nel corso degli studi abbia costituito una struttura solida su cui comporre poi un’esperienza di maggior vicinanza al mondo aziendale con il master presso la Sda Bocconi e con l’esame da commercialista.
- Come è iniziata la sua carriera?
Dopo meno di un anno trascorso in università post laurea, ho deciso di entrare in azienda. La prima esperienza è stata nella municipalizzata Aem (ora A2A) e come primo incarico mi sono occupata dei rating dei fornitori. In nove anni, poi, sono diventata direttore amministrativo e fiscale e ho seguito la privatizzazione della società nel 1996 e la quotazione in Borsa nel 1998. Sempre in Aem ho seguito anche la costituzione di Fastweb e di Metroweb nel momento del boom delle telecomunicazioni. Questo, poi, mi ha portato a ricoprire in Albacom il ruolo di direttore finanza e fiscale con azionisti come Bt, Mediaset, Bnl ed Eni.
- Quali sono le sfide più importanti che ritiene di aver vinto?
Aver avuto un percorso manageriale con ruoli crescenti nelle corporate italiane in incarichi tradizionalmente maschili. Dal punto di vista delle sfide professionali, poi, sicuramente l’aver preparato un gruppo come Rcs Media Group al passaggio al bilancio redatto secondo gli Ias, aver seguito una grande acquisizione in Spagna per Rcs e aver seguito la quotazione in Borsa di Aem.
- C’è qualcosa che non rifarebbe o farebbe in modo diverso guardando indietro?
Nel tempo si guarda al passato e con l’esperienza acquisita alcune cose si rifarebbero in modo diverso. Non mi sono pentita delle esperienze che ho fatto e ridirei i no che ho detto. Forse ripensando al mio percorso, se non avessi avuto un’occasione importante come quella in Aem, avrei potuto fare un’esperienza all’estero all’inizio della mia carriera.
- E’ stata in Aem e Rcs con incarichi importanti, due gruppi particolarmente impegnativi per la loro storia aziendale. Cosa le hanno lasciato queste esperienze?
Sono state per me esperienze fondamentali, perché sono aziende complesse nella loro storia, nel business e con azionisti e stakeholder molto diversificati. Ho imparato a lavorare in una grande azienda, a gestire progetti, a gestire relazioni con consulenti, banche d’affari e primari studi legali internazionali. In Rcs, inoltre, ho imparato a lavorare in un gruppo internazionale gestendo un team importante. Infine sia l’esperienza in Aem sia quella in Rcs mi ha insegnato a lavorare in business diversi ampliando le mie competenze in settori regolamentati con specificità importanti e questo mi ha permesso di avere un campo visivo molto ampio. Anche l’esperienza in Dada e in Gefran sono state molto importanti nel mio percorso, in particolare perché mi hanno consentito di essere cfo in realtà italiane, quotate, con una grande presenza internazionale. In Gefran poi mi sono occupata di un gruppo manifatturiero con un’elevata presenza produttiva e commerciale all’estero, in molti paesi (Cina, India, Brasile, Sud Africa).
- Quali sono le caratteristiche fondamentali per un direttore finanziario?
Non è una professione che si improvvisa ed è necessario continuare a studiare per mantenere le proprie competenze. Diverse, poi, sono le caratteristiche necessarie: la capacità manageriale, l’affidabilità, l’integrità, l’orientamento al risultato, la leadership, la sicurezza in se stessi per prendere decisioni importanti in tempi brevi. Credo, inoltre, che il ruolo richieda anche un orientamento alle strategie e un supporto al business, aspetti non contemperati in passato. In questi anni i cfo si sono dovuti concentrare sul taglio dei costi, ma dovrebbero svolgere un ruolo di maggior supporto alla crescita aziendale per linee interne ed esterne.
- Quali sfide devono affrontare finanziariamente le società italiane a suo giudizio? C’è qualcosa che dovremmo imparare dall’estero?
Le società italiane devono imparare a diversificare le fonti di finanziamento andando a raccogliere i capitali sul mercato attraverso l’emissione di equity o bond per emanciparsi dal sistema bancario sulla strada della crescita. Le aziende italiane sono mediamente piccole e hanno una sfida da affrontare: o crescono o si devono aggregare per competere a livello internazionale.
- Cosa le piacerebbe fare nella sua vita professionale che non ha ancora fatto?
Mi piacerebbe seguire percorsi interessanti che possano arricchire la mia esperienza. Il range delle esperienze che si possono fare nel mio ruolo è talmente ampio che credo di avere grandi margini per arricchire quanto già fatto fin qui.