Crédit Agricole–Unicredit: 22,8 a 8. I francesi battono il gruppo italiano in percentuale di donne presenti nel top management, nonostante Unicredit abbia lanciato, già dai tempi della guida di Alessandro Profumo, una politica di valorizzazione dei talenti femminili. Eppure la strada da fare resta molta. In Italia si posizionano dopo il gruppo guidato da Federico Ghizzoni Bnl (6,7%), Cariparma e Carige (5,6%) e Banco Popolare (5%). Ubi addirittura è allo zero per cento. Fanno, invece, meglio sempre in tema di top management Intesa Sanpaolo (10,5%), Mps (11,2%), Credem (18,2%) e Bper (21%). Un quadro, comunque, un po’ desolante rispetto a primati europei come la svedese Nordea che conta una top manager ogni tre.
I dati sono stati pubblicati nel volume “Fare la differenza. Analisi e proposte di gender management”, un lavoro del gruppo Artemisia coordinato dalla professoressa Vanna Iori. Nel libro bianco, scritto per il Gruppo Cariparma Credit Agricole nell’ambito di un progetto di diversity, emerge come la composizione del personale bancario veda ancora una leggera prevalenza della componente maschile (56,9% a 43,1%), ma anche come “al crescere del livello di inquadramento cresce la disparità di genere”. Così nel gruppo Cariparma, ad esempio, se la presenza femminile nelle aree professionali arriva al 56,5%, se si va a vedere la percentuale fra i quadri il livello si abbassa al 35,5% per arrivare al 5,8% a livello dirigenziale.
Dal rapporto sull’occupazione dell’Abi risulta, inoltre, che il contratto a tempo pieno interessa il 76% delle donne contro il 95,8% degli uomini, mentre quello a tempo parziale è al 93% delle lavoratrici. La presenza di donne nella categorie dei dirigenti risulta essere pari allo 0,5% a fronte del 3,5% degli uomini. E se non bastasse: nella fascia di inquadramento più frequente per le donne, il differenziale di stipendio risulta pari al 12,34%, mentre nelle posizioni di quadro direttivo si arriva al 17%.
Questi sono alcuni dei motivi che hanno portato il Gruppo Cariparma a impegnarsi sul fronte del rispetto delle diversità con progetti che sono partiti nel 2011 e hanno visto diversi cicli di corsi di formazione interna rivolti al middle management. “Nell’ultimo anno abbiamo raddoppiato le donne dirigenti e ora sono il 12% del totale. Allo stesso tempo la percentuale di donne direttrici di filiale ha raggiunto il 30%” spiega Cesare Cucci, responsabile direzione risorse umane dell’istituto, aggiungendo: “abbiamo incontrato negli anni difficoltà a trovare donne che volessero prendersi responsabilità in più, mentre gli uomini, anche molto giovani, scalpitano per fare carriera”. Hanno pensato, quindi, a corsi che potessero rendere le donne più consapevoli e più sicure attraverso due filoni principali: il riconoscimento del merito nella carriera e la conciliazione lavoro famiglia. “Abbiamo lavorato molto sulla consapevolezza del valore della differenza. Le donne non sono una presenza neutra all’interno dell’azienda e devono saperlo” spiega Iori, che ha curato il progetto, proseguendo: “Inoltre abbiamo lavorato ad un approccio di reciprocità e mai di contrapposizione, ripercorrendo anche la storia delle donne nelle banche italiane”.
Cucci spiega, inoltre, come sia stato creato un sistema di monitoraggio per capire come era posizionata la banca all’interno del panorama italiano ed europeo e come la situazione stava evolvendo. Proprio per questo viene aggiornata in tempo reale la percentuale di donne negli incarichi di responsabilità e vengono monitorate le retribuzioni. “Oggi siamo in una condizione di ascolto e abbiamo cercato di capire attraverso ricerche interne quali sono le esigenze. Come secondo step stiamo preparando percorsi interni, ad esempio, per il rientro dalla maternità. Abbiamo, comunque, rilevato che le politiche di conciliazione interessano anche gli uomini” commenta Cucci, che precisa anche come non vengano valutate promozioni se non ci sono almeno il 50% di candidate donna.
Il progetto continua con il lancio di un social media interno che possa rappresentare un punto di incontro e di raccolta di stimoli e iniziative. E con un corso di leadership per uomini e donne. Perché la vera carta vincente è l’inclusione.