“Nei consigli di amministrazione mi è capitato più volte che l’amministratore delegato si sia rivolto parlando di più agli uomini seduti al tavolo che non alle donne. Siamo tollerate, ma non ancora accettate”. Paola De Martini è positiva e volitiva, ma anche molto lucida nell’analizzare la situazione delle manager che si trovano a muoversi in un mondo maschile. Di madre inglese, padre italiano e nonni tedeschi, De Martini ha cominciato la carriera di avvocato allo studio Uckmar: “Mi capitava che mi chiamassero signorina, pur essendo io già avvocato a 25 anni, mentre chiamavano avvocato il collega che non era ancora neppure laureato”. Circostanze che non sono cambiate poi molto.
“In Italia le donne fanno fatica a fare carriera, perché gli uomini preferiscono lavorare fra loro, perché si capiscono di più” continua De Martini, aggiungendo poi: “Parlano di argomenti che automaticamente escludono le donne e creano una connessione fra loro. Una donna, che vuole far carriera, deve trovare un argomento di aggregazione con gli uomini con cui lavora”
Cosa ne pensa delle nomine alla presidenza dei maggiori gruppi italiani da parte del ministero dell’Economia?
E’ un segnale che esistiamo, che ci sono donne competenti e preparate per ricoprire certi ruoli, ma credo anche che non sia trascurabile il fatto che abbiano ridotto il compenso. Solo una donna avrebbe accettato. Inoltre, non è un caso che non ci sia neanche una donna amministratore delegato.
C’è chi dice che le donne siano meno ambiziose…
Una donna non guarda al potere o al denaro, quanto piuttosto al progetto e a un ideale.
E’ questo che l’ha portata ad accettare la nuova sfida come Group Vice President Global Head of Tax di STMicroelectronics International?
La mia è una scelta di carriera e di strategia, perché in questo momento storico lavorare in Svizzera è più attrattivo rispetto al mercato europeo o a quello americano, che stanno ancora soffrendo. Inoltre StMicroelectronics rappresenta una vetrina internazionale. Inoltre il mio progetto di carriera oggi è legato anche alla mia famiglia. Nel 2005 ho lasciato la famiglia a Genova con mia figlia di quattro anni per entrare in Luxottica, dove ho lavorato per gli ultimi 10 anni arrivando a ricoprire la carica di vice president Corporate governance and international Tax ed entrando a far parte del gruppo dei 17 dirigenti con responsabilità strategica del colosso dell’occhialeria fondato ad Agordo da Leonardo Del Vecchio.
Come hanno preso la nuova scelta?
Mia figlia è entusiasta, è cresciuta bilingue e non avrà alcun problema a frequentare le scuole a Ginevra. Questa scelta è stata fatta anche per riunire la famiglia. E’ uno di quei casi in cui il marito, professionista di golf, segue lo spostamento della moglie. Una situazione che non è poi più così rara.
Da gennaio siede nel consiglio di gestione di Bpm. Come è arrivata questa nomina?
Mi hanno chiamata in Bpm dicendomi che non trovavano donne con almeno cinque anni di responsabilità di top management in banche o società quotate come richiesto dallo statuto di Bpm. Non avevo mai incontrato prima il Prof Giarda e quando mi ha chiamato è stato uno dei momenti più belli della mia vita professionale. Sempre in BPM faccio anche parte della Commissione Soci insieme a Giarda e Castagna, siamo 3 membri. Dal primo maggio, poi, sono membro del cda di STMicroelectronics Limited.
Quali esperienze aveva avuto in precedenza?
Ho fatto parte dei consigli di cinque società del gruppo Luxottica, tra cui quello della fondazione One Sight, l’associazione che con le sue missioni ingaggia migliaia di volontari qualificati per regalare il dono della vista a 8,4 milioni di persone in 40 paesi, dall’Africa, al Sud America passando per l’India. E devo dire che l’esperienza fatta, in generale, mi ha convinto sempre di più dell’importanza della presenza femminile ai vertici aziendali