Di sfumature di grigio ce ne sono ben più di cinquanta in politica. E in economia anche. A volte però lo si scorda, soprattutto quando le attese create vanno ben oltre il risultato. Perché se lo slogan è L’Italia cambia verso, quello che la gente si aspetta è che davvero si inverta la rotta e non con gradualità. L’intervista del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Delrio con il suo Vi stupiremo, ha alzato ancor più l’attesa. Questo è stato l’effetto scontato dalle nomine di tre donne alla presidenza di Eni, Enel e Poste. La critica più diffusa è stata che si tratta di cariche rappresentative senza deleghe esecutive. Cioè senza una vera possibilità di incidere sulla gestione dell’azienda. Già. Eppure mi chiedo: perché allora c’era la fila di uomini pronti a sedersi su quella poltrona? E se davvero è così chi lo va a dire ora a Giuseppe Recchi (presidente uscente di Eni), a Paolo Andrea Colombo (presidente uscente Enel) e a Giovanni Ialongo (presidente uscente di Poste), che loro in realtà in questi anni non contavano nulla. Perché a loro non è stato sottolineato questo particolare alla nomina tre anni fa. Così come nessuno lo disse ai tempi a Piero Gnudi (Enel) o a Gian Maria Gros Pietro (Eni). Ma guardiamo oltre. Cosa si aspettano ora le donne ai vertici della finanza e dell’economia italiana?
“Per valutare correttamente le nomine al femminile alla Presidenza dei cda di 4 delle maggiori società pubbliche italiane non si può prescindere dal punto di partenza: fino all’arrivo di AnnaMaria Tarantola alla Rai nel 2012 nessuna delle 29 società controllate dal Ministero dell’Economia e delle finanze aveva ai suoi vertici una donna né come presidente né come amministratore delegato e in tutto in quelle stesse società i consiglieri di amministrazione donna erano soltanto 12 su 161” spiega Monica Parrella, direttore generale, coordinatrice dell’ufficio per la parità e le pari opportunità della Presidenza del consiglio, aggiungendo: “Ora con queste nomine le Presidenti donna sono 7 su 29 e il numero di consiglieri è considerevolmente salito. Direi che è un ottimo punto di partenza e l’elevato valore simbolico legato al forte investimento sulle donne fatto dal Presidente del Consiglio potrà incoraggiare altri decisori pubblici a mettere alla prova le donne anche in ruoli più operativi in altre società” .
Per Monica Pesce, presidente di Pwa certe polemiche sono incomprensibili e fuoriluogo: “Abbiamo guardato con curiosità e un po’ di tristezza alla polemica inspiegabile sulle nomine di donne eccellenti a presidente di importanti cda. Si tratta di un risultato storico, che cambia il percepito e dà un forte segnale di cambiamento. Onestamente non si capisce per quale motivo non si ricordi una simile polemica quando ad essere nominati erano uomini, improvvisamente diventano nomine di facciata se ad essere nominate sono le donne? Parliamo di profili con un track record di eccellenza e proprio per questo motivo non ci spieghiamo il motivo di tali insinuazioni”.
“Concorda l’imprenditrice Marina Salomon: “Sono pienamente favorevole alle recenti nomine del governo , ed in particolare alle donne designate a capo delle ganci aziende di stato. Le conosco personalmente, e stimo sia la la loro competenza professionale che ciò che hanno saputo dimostrare fino ad oggi, nel loro percorso complessivo. Credo proprio che questo passaggio rappresenti una testimonianza di crescita per la società e l’ economia italiana, e non solo a livello simbolico”. E non concede spazi alle critiche: “Non desidero raccogliere nessuna delle polemiche, anzi vorrei esprimere pubblicamente la più grande stima nei confronti di Emma Marcegaglia, che considero una persona molto seria e capace di guidare positivamente le aziende e/o i progetti in cui è stata e sarà coinvolta, oltre che una grande donna”.
Anche per Donatella Visconti, presidente di Banca Impresa Lazio e presidente Sui Generis international network il bilancio tutto sommato è positivo: “Le tre donne ai vertici delle nostre maggiori aziende è un segnale forte dato da Matteo Renzi. Un’entrata “elegante” nella cabina di regia del genere meno considerato che auspico si avvii verso incarichi esecutivi. In attesa di vedere donne in posizioni da amministratore delegato sono certa che le amiche Grieco, Todini e Marcegaglia, Calderone e le altre daranno forti segnali di cambiamento nei rispettivi consigli”. Un dubbio sulla tempestività però resta: “Certo è bizzarro che contestualmente venga fatta un’operazione di taglio sui compensi di questi ruoli, pare che aspettino l’arrivo delle donne per moralizzare e ridurre gli emolumenti” osserva Visconti.
Certamente positivo anche il commento di Tiziana Del Vecchio di Management Search, società specializzata nell’attività di executive search. “Finalmente il problema della mancanza di donne ai vertici delle aziende è all’ordine del giorno dell’agenda italiana e non è più trascurabile”. Eppure si poteva osare di più: “sono delusa dalle nomine perché credo si sia persa un’occasione. Le tre donne presidenti non potranno dare un reale contributo manageriale alla gestione delle aziende. E’ un peccato non aver colto la chance di nominare almeno un capo azienda donna” sottolinea Del Vecchio, aggiungendo poi: “E’ un buon inizio, ma la sostanza è che in Italia non ci sono donne nella prima linea di manager delle aziende, dove si può incidere davvero nella gestione delle imprese. A questo sarà necessario lavorare nel prossimo futuro”.
Dello stesso avviso è anche Claudia Parzani, presidente di Valore D e partner di Linklaters: “Vedere donne in ruoli importanti come le Presidenze di questi consigli è un segnale decisamente positivo, come lo è il fatto che la legge sulle quote di genere sia stata rispettata con grande generosità. Abbiamo senza dubbio ancora molto lavoro da fare perché alle donne vengano affidate posizioni esecutive, di comando, nelle aziende, parlo degli ad, ma anche del management e middle management. Sono fiduciosa e so che presto notizie come questa non rappresenteranno più l’eccezione ma la regola, la normalità”. Parzani ha anche fiducia nel fatto che le donne nominate ai vertici delle aziende sapranno rimandare giù l’ascensore: “Credo che donne arrivate a ricoprire questi importanti ruoli possano davvero contribuire a creare una nuova cultura di azienda, ad incoraggiare le donne di talento e in definitiva a dare maggiori opportunità alla prossima generazione di donne. Queste donne hanno la responsabilità di porre merito e competenza al centro di ogni partita”.
E più coraggio si aspetta anche Susanna Stefani, vice presidente di Governance Consulting e consigliere del cda di Sea: “Alla fine saranno 4 presidenti donna (se si conta anche la presidenza di Terna, che sarà confermata la prossima settimana) su 6 nei maggiori gruppi italiani controllati dal Tesoro e questo certamente ci ha stupiti, ma se andiamo a scorrere i curriculum due di queste quattro potevano essere nominate amministratore delegato perché sono manager vere, forti e internazionali. Ci voleva più coraggio”. Ma non è finita qui. “A cascata ora ci saranno le nomine di decine di altre società e potrà essere l’occasione per affidare alle donne anche ruoli gestionali, scegliendo magari figure senza legami istituzionali e più giovani. Mi piacerebbe che il premier Renzi osasse un po’ di più, come ha fatto nella composizione del suo Governo”.