“Donne Capitano d’Impresa”. Ieri a Firenze si è parlato di imprenditoria e management al femminile, grazia all’iniziativa di KT&Partners e dall’associazione Ypo. E’ stata l’occasione per ribadire, nel caso ce ne fosse bisogno, la fotografia di un’Italia ancora lontana dal passo tenuto dal resto d’Europa. La fotografia è emersa dall’elaborazione dei dati Istat ed Eurostat fatta da Linkiesta e presentata per l’occasione da Allegra Salvadori. Si va dal tasso di occupazione in base al numero dei figli (60% con 1 figlio, poco più del 30% con 3 figli) al tasso di inattività femminile (16,6% il più alto d’Europa), dal divario retributivo (poco più del 10%) al numero di donne in posizioni decisionali (29% nelle libere professioni e solo il 3,8% fra le ambasciatrici). Ma qual è la situazione nell’imprenditoria?
In Italia il 23% delle imprese è guidato da donne. Le regioni con le percentuali più alte sono Molise (29,7%), Abruzzo (27,8%) e Basilicata (27,7%), mentre le regioni che hanno più aumentato il numero di imprese femminili nell’ultimo anno sono Lombardia, Toscana e Lazio.
Nello spaccato per settori le aziende capitanate da donne sono di gran lunga più numerose nel commercio (410.048) e a seguire a distanza nell’agricoltura (227.779), nel comparto hotel e ristorazione (133.089), nell’attività manifatturiera (113.744) e in altre attività di servizi (112.814).
Nella maggior parte dei casi si tratta di imprese individuali (852.773) o di società di persone (314.050), mentre le società di capitale sono più ridotte in numero (226.787).
Tutto sommato a livello europeo non possiamo lamentarci come dati per l’imprenditoria femminile, mentre siamo ancora indietro a livello di management anche se i nuovi ingressi nei cda a seguito dell’applicazione della legge 120 del 2011 stanno migliorando la situazione almeno negli organi societari, se non ai vertici delle aziende fra gli executive. Un esempio di chi, invece, guida una società quotata è quello di Gina Giani, amministratore delegato di Sat, oppure di Raffaella Leone, ceo di Leone Film Group. Entrambe hanno partecipato ieri all’incontro portando il loro esempio di role model. “Abbiamo deciso di organizzare questo evento per guardare al tema della leadership femminile nel quadro della posizione apicale (CEO) in una società quotata, dato che come KT&Partners ci occupiamo principalmente di società quotate, spostando l’attenzione da un esame “statico” alla condivisione della esperienza “dinamica”, cioè il vissuto, professionale ma anche personale, delle partecipanti all’incontro” commenta Kevin Tempestini, numero uno di KT & Partners, che si è detto soddisfatto dell’incontro.
Un unico appunto di carattere linguistico “Donne Capitano d’Impresa”, magari suona meglio ed è più apprezzato dalle donne ai vertici, ma linguisticamente sarebbe ora di cominciare ad usare il femminile. Non si capisce perché, infatti, quando le donne arrivano ai vertici debbano fregiarsi di appellativi maschili. Anche con le parole si cambia la società.