Le partite che si stanno giocando nel tessere il testo dell'Italicum sono molteplici e di sicuro fra preferenze, soglie, composizioni delle liste e altro la #paritàdigenere risulta alla maggioranza dei parlamentari secondaria. 90 parlamentari di schieramenti diversi (donne) su 197 pensano, però, che sia una questione fondamentale, una questione di democrazia paritaria, tanto da affrontare un dibattito animato all'interno dei rispettivi gruppi parlamentari per rivendicare il diritto a portare avanti la battaglia in cui credono anche aldilà delle convenienze di partito. Hanno così scritto una lettera appello ai segretari.
Ieri a Venezia, in occasione delle manifestazioni per la festa della donna, ho avuto l'occasione di incontrare Delia Murer, deputata del Pd e firmataria, con le altre 89, dei tre emendamenti all'Italicum a favore di una democrazia paritaria, e mi sono fatta spiegare da lei cosa sta succedendo. Intanto la presidente della Camera, Laura Boldrini, si è detta certa che domani i lavori sulla legge elettorale si chiuderanno.
Matteo renzi sembrava partito bene con i ministri fifty-fifty, una parità di genere perfetta. Cosa sta succedendo?
L'inizio era stato promettente, ma già con la nomina dei sottosegretari abbiamo avuto una delusione: solo 9 donne su 44. Scelte che sono state fatte usando il manuale Cencelli.
E l'Italicum ora?
La preoccupazione è che l'accorod preveda come ora è scritto che un genere non può essere rappresentato da più di due candidati consecutivi in una lista. Faccio un esempio: prendiamo una lista di 4, i primi due possono essere maschi e le seconde femmine. Questo vuol dire che entreranno per certo i primi ma più incerto è l'ingresso delle seconde. Il Parlamento rischia in questo modo di essere privato dalla rappresentanza femminile, quindi è una questione di democrazia paritaria.
Cosa prevedono i vostri emendamenti?
Sono tre gli emendamenti presentati e prevedono tre possibili soluzioni che potrebbero anche essere integrate fra loro. Il primo prevede l'alternanza uomo-donna nei listini bloccati, il secondo il 50 per cento di capilista donne e il terzo in alternativa il 40 per cento di capilista donne.
Quale aria si respira nel Pd a riguardo?
Noi siamo un partito che vuole le donne e abbiamo fatto le primarie con la doppia preferenza proprio per questo. Il risultato è stato un incremento del numero di parlamentari donne. Con le ultime elezioni la percentuale di donne in Parlamento è salita al 30% dal 20% precedente. Non vorremmo proprio dover tornare indietro. A riguardo abbiamo l'assicurazione di Renzi che nella composizione delle liste del Pd le cose non cambieranno, ma non basta l'iniziativa di un partito. L'appello fatto con la lettera è perché la legge elettorale contenga norme in rispetto all'articolo 3 e all'articolo 51 della nostra Costituzione.
Con il voto segreto difficilmente passeranno gli emendamenti che avete presentato…
Proprio per questo noi chiederemo il voto palese sugli emendamenti perché vogliamo poter guardare in faccia quanti voteranno contro e questi ultimi dovranno poi prendersi la responsabilità della loro scelta. Siamo, però, fiduciose, che con il voto palese ogni singolo parlamentare si sentirà responsabile del proprio voto.
Ancora una volta le donne si trovano a portare avanti in modo trasversale una proposta, come successe in occasione della legge 120 del 2011 sulle quote di genere nei cda…
Non tutte le donne. All'interno dei singoli partiti c'è chi fatica ad affrontare un dibattito così acceso. Di certo mancano all'appello le donne del Movimento 5 stelle. D'altra parte loro criticano il tipo di democrazia italiana e il mdo in cui funzionano le istituzioni, quindi non sentono di dover scendere in campo per difendere la democrazia paritaria. Su questa battaglia sono assolutamente assenti.