90 parlamentari hanno scritto una lettera per sensibilizzare sul tema in vista della ripresa del dibattito sull'Italicum lunedì. 90 firme trasversali, che vanno aldilà degli schieramenti e che si spera crescano considerato che le deputate sono 197. Ma anche se tutte firmassero potrebbero non essere abbastanza. Forse anche stavolta sarebbe necessaria un'iniziativa popolare di mail al premier per far sapere che la questione non è secondaria.
Alle motivazioni già dette sulla validità delle quote voglio qui aggiungerne un'altra. Per l'8 marzo sono stata invitata a moderare a Venezia un dibattito dal titolo: Legalità diritti impresa. In quell'occasione saranno presentate ricerche che dimostrano come la legalità aumenti quando in politica o in economia ci sono le donne. Qualcuno obietterà "perchè sono nuove alla gestione del potere". Può essere, ma perchè intanto non sfruttiamo il fatto che proprio perchè agli inizi sono meno corruttibili? Solo il tempo ci dirà se resisteranno al lato oscuro del potere. A Venezia ascolteremo la testimonianza di Elisabetta Tripodi, sindaco di Rosarno. E lei sì che ne sa qualcosa di politica e legalità, considerato che a Rosarno la giunta è stata sciolta due volte per infiltrazioni mafiose.
Intanto che Renzi ci pensi nel week end (e non perchè è l'8 marzo). Il 90% degli emendamenti alle quote nei cda erano del Pdl (allora maggioranza) e la legge ha avuto un impatto diretto nelle società di famiglia di Berlusconi. Senza contare che Confindustria, Abi e Ania si erano pronunciate contro. Alla fine, però, la legge passò. Vogliamo ora tornare indietro con un Italicum monco su questo tema? Si può anche fare, ma le donne sono il 52% della popolazione italiana e la metà degli elettori. Forse questo non è più così trascurabile.