In politica le quote rosa non sono un obbligo (come invece negli organi delle società quotate e partecipate pubbliche), però sembrano diventare via via una prassi a cui non è più possibile derogare. D'altra parte l'elettorato femminile sta diventando sempre più "pesante", come hanno dimostrato i dati del voto nelle elezioni del sindaco di Milano, ad esempio. E se il consenso femminile fa sentire il proprio peso non è più possibile ignorarlo quando si fanno le nomine. Così anche Matteo Renzi, come i suoi predecessori, nel compilare la lista dei ministri per il prossimo governo, è alla ricerca di rappresentanti femminili.
La ridda di voci è continua in queste ore e sembra confermare Emma Bonino, ma anche Paola Severino nel prossimo esecutivo. Maria Elena Boschi, poi, sembra irrinunciabile per il nuovo premier e probabilmente andrà alle Riforme Istituzionali, così come Beatrice Lorenzin, voluta invece da Alfano, potrebbe andare alla Sanità. Per Stefania Giannini di «Scelta civica» all’Istruzione le quotazioni sono in discesa a favore di una candidatura più vicina a Renzi come Simona Bonafè, componente della commissione cultura, scienze e istruzione della Camera dei Deputati. All'Ambiente potrebbe sedere Chiara Braga (1979), urbanista e componente della commissione Ambiente e della commissione bicamerale per i procedimenti di accusa. Un ruolo, poi, potrebbe essere riconosciuto anche alla senatrice Roberta Pinotti, sottosegretario al Ministero della Difesa. Nei giorni scorsi si era fatto anche il nome del presidente del tribunale di Milano Livia Pomodoro per la Giustizia e Federica Mogherini agli Affari Europei.
Tutto bene, quindi? Quasi. Peccato che quando si leggono le cronache dei colleghi del politico si ritrovino (anche per le donne) le solite logiche nelle nomine. Chi è blindato da chi, chi viene da questo partito deve essere bilanciato da chi viene dall'altro, chi è fedele a chi, etc. E' la politica, direte voi. Certo. Speriamo solo che prima o poi arrivino anche scelte di merito e di competenze, altrimenti che cambi il governo o meno rischia di cambiare proprio poco per il Paese. E non possiamo proprio più permettercelo.