“Un settore «a prova di ciclo economico» è quello della revisione di bilancio” era l’incipit di un articolo del Corriere Economia del 5 febbraio scorso. Allora abbiamo trovato qualcosa che si salva in questa recessione, mi sono detta. Poi ho letto tutto l’articolo: le quattro big four assumono perché “il controllo contabile è un adempimento obbligatorio per legge”. Ma c’era qualcosa che non mi tornava. Ho richiamato una conoscente che mi aveva parlato del suo “caso di famiglia”. Mamma di due bimbi e attualmente fuori dal mondo del lavoro ha il marito che ha appena ricevuto una notizia da una delle “big four”: tra qualche mese è fuori. Il motivo? La crisi ha colpito le imprese italiane, molte hanno chiuso i battenti e quindi anche il business della revisione di bilancio è calato. Dopo 15 anni di onorata carriera un ultraquarantenne si trova ora a doversi reinventare. Che fa, apre uno studio da commercialista? Mi chiede la moglie. Direi che il periodo non è dei migliori, perché il motto è “reinventarsi”, ma fare il professionista o l’imprenditore in una congiuntura come quella attuale non può essere un ripiego.
Torniamo all’articolo: le big four assumono 1.400 neolaureati. Ora visto che la vicenda del marito della conoscente non è un caso isolato, mi è venuto un dubbio. Non è che questa crisi serve anche per alleggerire i costi delle imprese tagliando le buste paga più pesanti e sostituendole con “oneri” più leggeri come gli stipendi dei neolaureati? Tanto più che è vero che hanno bisogno di un periodo di “traning” ma è anche vero che proprio perché sono a inizio carriera danno l’anima. E non mi riferisco solo a questo caso.
A questo si aggiunge il fatto che la visibilità sul prossimo futuro dell’economia non è certo aumentata rispetto allo scorso anno. Tutti sperano che il peggio sia passato, eppure “off the record” durante le interviste ti spiegano che sono tutti sul chi va là, imprenditori e banchieri, perché pare che l’ipotesi della recessione a doppia V non sia affatto da scartare. Si diffida anche dei migliori segnali di stabilizzazione e si sta pronti al peggio. E intanto la disoccupazione continua ad aumentare con il tasso italiano all’8,5% a dicembre (8,3% in novembre) con 2.138.000 di senza lavoro.