Giovanni, tassista del servizio 6969, ha scoperto che c’era la crisi in un lunedì di settembre, quando la centrale ha comunicato di non accettare più i buoni della Lehman Brothers. “E chi sapeva cosa fosse la Leaman? Però ci hanno detto che rischiavamo di non essere pagati con quei buoni”. Stessa cosa qualche settimana dopo con Citi, forse per un eccesso di prudenza.
Quando a chiederti come hanno aperto le Borse è il tassista, ti domandi in cosa abbia investito. “No, non è per me. Quello che guadagno va quasi tutto per pagare la licenza. E’ solo per capire che giornata ci aspetta” mi spiega Giovanni. Perché da quando c’è la crisi le corse dei taxi sono direttamente proporzionali ai rialzi di Borsa. “E così con i colleghi la mattina ci informiamo sui mercati, ma io in realtà non ne ho mai capito nulla”. Ma i tassisti questa crisi la stanno vivendo sulla loro pelle e non con un semplice calo del numero di corse (2 all’ora nei giorni buoni contro la media di 3 all’ora dell’anno scorso, quindi in soldini il 30% in meno).
Ma la vera crisi per loro è il lunedì e il venerdì. Week end lunghi per andare a sciare o ora per andare al mare? “No, è che le società stanno obbligando i dipendenti a fare le ferie e quindi spesso a inizio o fine settimana la città si svuota e noi passiamo il tempo ai posteggi”. Anche il taglio dei costi delle grandi aziende si riflette sui tassisti, che ormai sono diventati esperti di economia e finanza.
Il peggio è passato come dicono? Se avessi una risposta probabilmente non sarei seduta nel suo taxi, ma qualcosa bisogna pur rispondere. Allora gli dico quello che mi dicono “off the record” durante le interviste e lui scuote la testa. “Ci aveva avvisati il collega nuovo. Lui lavorava in banca e con i due anni di liquidazione ha comprato la licenza. Ma secondo me è un po’ sprecato a guidare un’auto per 10 ore al giorno”.