Crozza Italia, 4 maggio 2008
Una tv senza quiz, senza reality per ex vip o pseudo vip, senza televendite. Una tv dove nelle trasmissioni di calcio le donne non sono scollatura e stacco di coscia, ma professioniste competenti e ascoltate.
Una tv che non compra format improbabili dall’estero come la turca “Sposa perfetta”, ma idee per programmi quasi “di servizio”, si potrebbe dire da tv pubblica dove tate di professione, e non figuranti, insegnano come risolvere i problemi dell’infanzia o esperti in psicologia spiegano ai genitori come affrontare l’adolescenza dei figli. Una tv dove puoi trovare film d’autore anche nel pomeriggio quando sugli altri canali si urla o si piange. Una tv che si sveglia con il dibattito, si ciba di documentari e va a dormire con le markette, ma che vengono chiamate con il loro nome. Una tv con un tg equilibrato e attento, programmi di approfondimento e satira intelligente.
In Italia strano a dirsi esiste per davvero. Ma se ve la siete persa, conviene che vi sbrighiate perchè il nuovo amministratore delegato di Telecom Italia Media Giovanni Stella, fedelissimo di Franco Bernabè (a.d. di Telecom Italia, ndr), della tv ha un altr’idea e intend far quadrare i conti di La7 a suon di cambiamenti drastici. A cominciare dall’informazione, che può fare a meno delle corrispondenze da Londra e Gerusalemme e può subire qualche taglio ai costi per abbellire il bilancio. E poi per aumentare la raccolta pubblicitaria si preannuncia l’arrivo di televendite, veline e reality.
Un palinsesto un po’ più nazional popolare, che diamine! Ma noi italiani vogliamo davvero una tv stile Giovanni Stella?