«Il 6% del nostro capitale è in mano a investitori socialmente responsabili, il che dimostra come la sostenibilità abbia un valore economico molto elevato» spiega Grieco, sottolineando come il livello di governance raggiunto è «uno strumento per attrarre investimenti». E fra gli altri cambiamenti che la corporate italiana ha vissuto negli ultimi anni c’è certamente la legge Golfo-Mosca (120 del 2011) sulle quote di genere nei cda. A tre anni di distanza dalla sua entrata in vigore si fa un primo bilancio degli effetti: «Il cambiamento è stato estremamente positivo, perché ha aiutato a portare più attenzione alle competenze necessarie per sedere in un board e ha forzato l’equilibrio di genere. In 5 anni siamo così passati dal 6 % al 26% di rappresentanza femminile nei cda e devo dire che si tratta di una rappresentanza competente e basata sul merito» osserva la presidente di Enel.
Diverso il discorso per le posizioni di management: «In questo caso non è possibile una forzatura. È necessaria una progressione di consapevolezza, che la società italiana, e non solo, sta facendo. Dobbiamo saper valorizzare il capitale umano a disposizione e non possiamo rinunciare al 50% dei talenti. Enel non se lo può permettere e per questo abbiamo un progetto interno al gruppo dedicato alla diversity, non solo di genere, in 32 paesi al mondo» spiega Grieco, che aggiunge: «Il progetto prevede che sulla base del merito debbano essere date uguali opportunità ai generi nel percorso di carriera, nella logica britannica del “comply or explane”. Esempi come questo aiutano un processo generale, in atto in vari Paesi, che deve portare le donne progressivamente ad un livello di piena parità e avanzamento di carriera, colmando anche il gap salariale». In Uk la proposta al vaglio del governo prevede che il bonus dei manager delle società sia legato alla percentuale di donne presenti nel loro senior management. «Credo che la proposta, così come è stata formulata, sia ridicola. Si rischia che siano create posizioni ad hoc, con il solo scopo di ottenere i bonus, venendo meno al principio di meritocrazia. Diverso, invece, monitorare la carriera delle donne assicurando che abbiano le stesse opportunità. Sono convinta che le donne ricopriranno davvero il ruolo che spetta loro, quando sarà applicata la meritocrazia».
In Italia si lamentano ancora due ritardi rispetto all’estero: l’esigua presenza di stranieri e di giovani nei board. «Certamente una maggiore apertura nella scelta delle persone anche di nazionalità diverse arricchirebbe i board. Sulla questione dell’età, invece, credo sia più delicato: non c’è un ostacolo rispetto all’età, ma c’è piuttosto un tema di esperienza e competenza da apportare al lavoro del board» osserva Grieco.
Al convegno farà il punto della situazione la presidente della Fondazione Bellisario, Lella Golfo, prima firmataria della legge sulle quote di genere e interverranno sul tema fra gli altri il presidente della Consob Giuseppe Vegas, l’ad di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, il numero uno di Equita Sim Alessandro Profumo, la country manager Italia di Barclays Alessandra Perrazzelli e la country manager American Express Italia Melissa Peretti.