“Oggi siamo a metà strada rispetto allo svolgimento degli Stati Generali nelle Regioni. Il bilancio è positivo perché abbiamo fatto nascere una grande forza su tutto il territorio nazionale. Tante donne che si confrontano, discutono e partendo dalla propria esperienza di vita e professionale elaborano una proposta concreta attraverso uno scritto e uno speech di 4 minuti. Una modalità innovativa di dialogare che lascia sul tavolo la scatola trasparente dei nostri saperi e fa emergere proposte, azioni possibili, suggerimenti,progetti. Un fiume di energie al femminile che scorre verso progetti positivi con priorità il lavoro e i problemi quotidiani”. Questo il primo bilancio degli Stati Generali delle donne, avviati il 5 dicembre al Parlamento Europeo, fatto da Isa Maggi, coordinatrice del progetto che ieri è approdato a Milano. Con lei, con cui ho dialogato in questi mesi sui social network, ho voluto fare una chiacchierata per capire un po’ di più quanto lei ha raccolto in questo suo giro per l’Italia.
Lunedì 11 maggio l’iniziativa è arrivata a Milano. Su quali temi si sono confrontate le 150 imprenditrici, artigiane, docenti universitarie, libere professioniste, politiche e cittadine, che hanno partecipato all’evento?
Gli Stati Generali delle donne in Lombardia danno seguito al lavoro svolto con gli Stati Generali delle donne a livello nazionale, in cui ci si è confrontate su tematiche che aiutano ad inquadrare il ruolo della donna nella società, nell’economia e nella politica. Utilizzando una modalità di confronto molto centrata sulle idee che in sintesi le diverse relatrici hanno portato all’attenzione del pubblico, si sono individuati i main stream di un lavoro che dovrà portare il proprio contributo nell’ambito dell’evento Conferenza Mondiale delle donne “Pechino vent’anni dopo” che si svolgerà a Milano nei giorni 26 – 27- 28 settembre 2015.
I temi maggiormente dibattuti a Milano sono innovazione e cambiamento, lavoro e impresa, democrazia paritaria, comunicazione, leadership. La giornata si è conclusa con un tavolo di discussione sul lavoro delle donne dell’Est che vivono in Italia. Dopo l’11 maggio e prima della Conferenza Mondiale a Milano realizzeremo un’altra iniziativa internazionale in collaborazione con i Bic, l’evento “Feeding the future, creating momentum” il 25 -26 giugno, per ragionare sul modello mediterraneo di creazione d’impresa, mettere ordine sull’ecosistema delle start up, mettere in relazione le nuove imprese con le istituzioni regionali.
Cosa ne sarà delle proposte che emergeranno dai lavori?
Stiamo lavorando su una nuova idea di economia di valori. Le donne, nella crisi, possono dare il loro contributo per cambiare il destino dell’ Italia. In epoca di crisi la nuova “cultura di fare impresa” che resiste nonostante le difficoltà, si fa economia locale e fonte di sostentamento per le famiglie. E’ legata al saper fare delle donne, all’abilità di “mescolare” e “contaminare” sapientemente ingredienti e saperi in un movimento continuo di ricerca di equilibri, di sapori, di colori, di forme, di grandi ideali.
A Roma abbiamo presentato già dei dati importanti, frutto di un lungo lavoro di due anni, condotto nei territori italiani con due rilevanti iniziative ‘Donne che resistono’ e ‘Donne che ce l’hanno fatta’. Oltre ad evidenziare i dati di esperienze europee, nazionali, regionali e locali a confronto, di rilevante interesse sociale, culturale ed economico è stato proposto un nuovo modello di sviluppo per uscire dalla crisi con la forza delle donne.
Dai dati è emerso che, nei periodi difficili, le donne creano lavoro e combattono in modo positivo con idee che possono rivoluzionare la gestione del territorio. Si deve ripartire non da semplici ricette, ma da interventi legislativi ed economici che abbiano alla base valori etici che possano ricostruire un’economia sociale e finanziaria che sia sostenibile nel rispetto delle esigenze e delle politiche di gender.
Una nuova visione di leadership è quindi quella che sta emergendo negli Stati generali delle donne , non un impegno per il potere fine a se stesso, ma per un potere e per il saper fare che sia spirito di servizio a favore della società in tutti i settori dalla gestione dei beni culturali, all’Ict, alle politiche di immigrazione, alle soluzioni per la logistica, i trasporti, il turismo sostenibile, con nuove soluzioni partecipative.
Diversi i progetti già attivati quali un laboratorio di elaborazione politica sulla costruzione delle liste elettorali, “oltre le quote rosa “,nuove proposte e progetti per una democrazia paritaria, un gruppo di lavoro sulla fiscalità delle imprese femminili, un gruppo di studio sulla “finanza buona” , il progetto di costruzione della regione appenninica secondo un’ottica di genere,la creazione del dossier presentato ad Unesco per chiedere l’inserimento del lavoro delle donne nel patrimonio immateriale dell’umanità. Abbiamo lanciato un nuovo marchio, #madeinwomanmadeinitaly che testimonia il “cambiamento culturale” all’interno di una nuova economia, paritaria, basata sui valori e sulla sostenibilità. Un’economia strutturata sui bisogni delle donne a partire dal modo in cui gli investimenti vengono effettuati, dalla gestione delle risorse nazionali e delle politiche pubbliche, fino ad arrivare ai partenariati con le istituzioni internazionali. Ma siamo solo a metà strada.
Un nuovo appuntamento internazionale è previsto a Milano per il 26, 27, 28 settembre , quando si terrà la «Conferenza Mondiale delle donne, Pechino vent’anni dopo«. Qual è l’obiettivo dell’iniziativa?
Il percorso iniziato lo scorso 5 dicembre mette al centro della riflessione comune i temi del lavoro femminile, dell’impegno istituzionale e i gravissimi dati del femminicidio in Italia. Il traguardo è di realizzare un documento comune in vista della Conferenza mondiale delle donne che si svolgerà dal 26 al 28 settembre all’Expo di Milano, a venti anni esatti dalla piattaforma di Pechino. Verrà redatta la Carta delle Donne del Mondo che consegneremo il 16 ottobre a Ban ki mon. Il lavoro delle donne ,centro della riflessione della Conferenza Mondiale di settembre, costituisce una importante risorsa culturale per la costruzione di identità, memoria e appartenenza sociale. Attraverso il processo del lavoro si radica il proprio vissuto di donna in uno specifico contesto storico-geografico perché il lavoro delle donne nasce dalla tradizione, dalla fantasia, dalla passione, dall’amore e si fa, con l’innovazione, nuova economia. Alla Conferenza Mondiale abbiamo invitato le donne del mondo, la nostra ambassador è Regina Tchelly che arriva dalle favelas di Rio e ci parlerà della sua Favela Organica.
Noi donne siamo molto brave nel confronto e nel trovare soluzioni. Abbiamo la difficoltà di portare alla realizzazione pratica cambiamenti effettivi in Italia. Crede dipenda dall’esigua presenza femminile in politica e in ruoli decisionali?
La scarsa presenza delle donne nella politica e nell’economia gioca un ruolo fondamentale ma la nostra incapacità di fare lobby è la variabile determinante.
Come si può non vanificare il lavoro fatto quest’anno nell’ambito degli Stati generali delle donne
Abbiamo imparato l’esercizio quotidiano della pazienza, ci siamo tolte dalle spalle “lo zainetto “ dei nostri paletti ideologici, abbiamo fatto emergere un territorio vivo e pieno di iniziative, stiamo lasciando in tutte le regioni progetti veri. Il patto generazionale che mette in relazione donne con fasce di età diverse, ci permetterà di ri- costruire insieme il “quadro” dove finalmente poter collocare una nuova idea di femminismo.
L’appuntamento a Milano #expo2015 della Conferenza Mondiale non è una tappa finale, noi andremo oltre Expo, in un percorso ideale verso Matera 2019, verso il Mediterraneo.