“Mia madre, che è stata il mio primo modello, quando sono stata nominata ministro mi ha detto: non farti chiamare “la ministra”, c’è una disciplina nella grammatica”. Diretta, pragmatica, informale, comunicativa e assertiva. Il direttore del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde, tailler blu scuro ravvivato da un foulard in seta blu e fucsia, si è presentata così alla conversazione con Beppe Severgnini e Emma Bonino questo pomeriggio. Gli esempi sono stati sempre comuni, alla portata di tutti e l’atteggiamento sempre di inclusione. Una lezione di stile e di contenuti, cui ho raramente assistito.
Non è declinando i nomi al femminile, chiamando l’avvocato donna “avvocata” o il ministro donna “ministra” che si può favorire l’integrazione delle donne nel mondo del lavoro. “Non ritengo che questo possa risolvere il problema” ha detto il direttore del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde ricordando che quando è stata nominata ministro dell’Economia in Francia chiese espressamente di essere chiamata “ministro” e non “ministra”. “Mia mamma è rimasta vedova a 38 anni con quattro figli, ha lavorato duramente, è stata un’esperta di greco, latino e grammatica ed è stata un modello di riferimento per me. Quando mi hanno nominato ministro mi ha detto: “non farti chiamare ministra, tu sei il ministro, c’è una disciplina nella grammatica” ha raccontato nel corso di un incontro organizzato dal Corriere della Sera sul tema “Donne, economia e crescita”. “Sono fedele a mia madre, per questo motivo mi faccio chiamare “il direttore” anche ora al Fondo Monetario Internazionale.
“Quando le situazioni sono caotiche (messy) e difficili da risolvere (tough) è il momento in cui le donne vengono tollerate ai vertici di paesi, società e banche. They clean up the mess!” osserva Lagarde, aggiungendo: “le donne devono essere tollerate anche quando le situazioni sono ok”.Il direttore del Fondo monetario internazionale, poi, ricorda come le cose stiano via via cambiando: quando ero bambina e mi portavano ad ascoltare una filarmonica mi ricordo che vedevo una distesa di uomini. Ultimamente, invece, ho ascoltato la Berlin Philharmonic Orchestra e c’erano tante donne.
Esempi personali, le parole della mamma, i detti della nonna (“everything is better with butter”) o le osservazioni dei figli ai suoi successi professionali. Nessuna lezione ex cathedra, nessun consiglio calato dall’altro, nessuna concessione alla vanità per i traguardi raggiunti.
Riguardo al numero esiguo di donne nei settori cosiddetti Stem ha osservato: “Non sono un’esperta di psicologia, sociologia o educazione, ma credo che il modo in cui le giovani sono educate, gli spettacoli o i film che si fanno vedere loro, non ci aiutano”. Non solo: “Role models are keys. Women are to be show case”.
Venendo al mondo della finanza, Lagarde ha ricordato come le donne rappresentino ai vertici meno del 30%: “They have to force their way to finance” ha comemntato, ricordando anche come i salari siano in media il 23-25% in meno di quelli dei colleghi maschi: “questo indica come le donne non siano rispettate allo stesso modo. Equal work equal pay”.
Ma perché le donne fanno così fatica a chiedere promozioni e aumenti? “Ho visto molti uomini chiedere promozioni e bonus. Le donne lo fanno più raramente, hanno meno fiducia in se stesse e hanno un ego minore rispetto agli uomini. Qualcosa, però, sta cambiando e sempre più le giovani donne stanno iniziando a chiedere bonus più alti”. Severgnini le ha chiesto se le è mai capitato di chiedere: “Quando lavoravo nel settore privato ho chiesto l’aumento e ho cercato di documentare la richiesta. Quando sono diventata presidente di Baker & McKenzie ho chiesto di essere pagata esattamente quanto prendeva il mio predecessore. Non sapevo quanto fosse (ed era molto!), ma volevo la stessa cifra”.
Alla domanda se le donne possono o no avere tutto, ha risposto con semplicità: ognuno deve avere la possibilità di scegliere cosa sia meglio per sé. Si può scegliere di fare carriera o di crescere i propri figli, l’importante è avere la possibilità di scegliere. E in questo gioca un ruolo fondamentale la persona con cui ci si accompagna: “Se due persone decidono di camminare insieme come coppia, si devono poi sostenere l’uno l’altro” commenta Lagarde.
Severgnini ha poi citato due viaggi all’estero del direttore del Fmi in Perù e del presidente francese in Kazakhstan, in cui sono state scattate due foto con copricapi bizzarri. Con il pretesto ha chiesto a Lagarde se le piacerebbe diventare presidente e lei ha tagliato corto rispondendo: “I’m happy with the peruvian hat!”
Solitamente non uso questo aggettivo, ma è proprio quello che mi è venuto in mente dopo averla ascoltata: inspiring. E in questo momento io ne avevo proprio bisogno!