Il Premio Internazionale “Le Tecnovisionarie®” è arrivato alla sua settima edizione e ieri è stato assegnato a undici donne che nella loro attività professionale hanno dimostrato di possedere visione, privilegiando l’impatto sociale, la trasparenza nei comportamenti e l’etica. Il premio, organizzato da Gianna Martinengo presidente dell’Associazione Donne e Tecnologie e vicepresidente vicario Fondazione Fiera Milano, viene assegnato ogni anno nei settori della ricerca, dell’innovazione, dell’impresa, della pubblica amministrazione e del sociale. Diverse le professionalità premiate quest’anno: Marisa Porrini docente di Nutrizione applicata all’Università degli Studi di Milano, Bibiana Ferrari ad Relight Italia, Annalisa Sara Doris presidente Fondazione Mediolanum Onlus, Adriana Santanocito ed Enrica Arena fondatrici di Orange Fiber, Simona Roveda Co-fondatrice di LifeGate e di Fattoria Scaldasole, Paola Chessa Pietroboni ideatrice e direttrice della rivista CiBi-Arte e Scienza del Cibo, Vittoria Squitieri ad di Urban Safari, Elena David ceo UNA Hotels & Resorts e Presidente AICEO, Gabriella Iacono amministratore unico di Milano Ristorazione, Francesca Danesi ricercatrice dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari all’Università degli Studi di Bologna, Sandra Caldeira dg jrc Institute for Health & Consumer Protection (European Commission). Il premio è stata l’occasione per scambiare due parole con Sara Doris, in particolare.
“Siamo di solito abituati a vedere sul palco uomini e invece vedere donne determinate, ma con femminilità, nella loro professione è davvero notevole. C’è poi anche ammirazione in più, perché spesso la donna che lavora è anche moglie e madre. Una parte sostanziosa della sua vita. In occasione del premio ho conosciuto molte donne in gamba che fanno parte di un’Italia positiva”.
Com’è nata la Fondazione Mediolanum?
La Fondazione è nata formalmente nel 2002, perché il gruppo Mediolanum riceveva spesso richieste di aiuto essendo un’azienda prospera. Nel 2002 abbiamo deciso di dare a questa attività, che stava diventando importante, una veste ufficiale. Per qualche anno ci siamo occupati di diversi ambiti (dalla ricerca all’arte), mentre dal 2005 abbiamo deciso di dedicarci ad un solo ambito per essere più efficaci. Abbiamo deciso così di dedicarci all’infanzia, in Italia e nel mondo, che ci sembrava la fascia più debole e più bisognosa di protezione.
Che legame c’è tra Fondazione e Banca Mediolanum?
Siamo un’emanazione del gruppo Mediolanum e rappresentiamo anche i valori che sono dentro l’azienda. Credo che profit e no-profit siano complementari e che il nostro caso ne sia un esempio. Noi riceviamo una parte del sostegno dal gruppo Mediolanum, quindi più utili ha e più noi riceviamo e possiamo fare del bene. Banca Mediolanum opera nel sociale anche in occasione di cataclismi ha fatto donazioni ai clienti che hanno subito dei danni. E’ uno stare vicino ai clienti anche nei momenti di difficoltà. Si può fare tanto insieme. In più trasferisci il bene a persone che ne hanno bisogno e puoi comunicare valori in modo da poter ispirare anche altre persone.
Avete mai preso ispirazioni da esempi che avete incontrato?
Qualche anno fa mio padre venne a sapere che la Danone donava un pugno di riso per ogni yogurt venduto e si chiese come avrebbe potuto tradurre quest’esempio in Mediolanum. Nacque così il progetto che per sei mesi impegnò la banca a donare per ogni conto corrente nuovo aperto un mese di scuola a un bambino di Haiti. Nel complesso siamo riusciti a donare un anno di scuola a 2.882 bambini.
Ha mantenuto anche ruoli aziendali?
Ho lasciato l’azienda e mi dedico a tempo pieno alla Fondazione in qualità di presidente. L’ho potuto fare perché ho un fratello molto preparato e che stimo e un marito che lavorano nel gruppo. Questo mi permette di fare qualcosa che mi appassiona ma allo stesso tempo di non lavorare nel business della banca per potermi dedicare ai miei cinque figli. Di solito alle quattro quando escono da scuola sono io ad andarli a prendere e mi occupo di loro.
Crede che sia possibile importare in Italia l’esempio di alcuni magnati anglosassoni che “restituiscono” alla società quanto guadagnato come imprenditori, come Warren Buffett e Bill Gates?
Credo che ci sia già molto in Italia della cultura del restituire la propria fortuna alla società. In Italia, però, c’è meno il concetto di far sapere, per questo emergono più raramente esempi simili. Il passo successivo sarebbe quello di imparare a comunicare i progetti in modo da far emergere anche la cultura positiva del nostro paese. Inoltre il bene ispira, come dicevo.
C’è una figura che l’ha ispirata?
L’incontro con padre Rick, missionario ad haiti e che ho conosciuto attraverso la fondazione Rava, è stato davvero importante. Lui soleva dire: perché dovreste aiutare bambini dall’altra parte del mondo, vi chiederete. Se una petroliera ha un guasto in Canada e inquina, non è solo un fatto locale, perché l’acqua non ha confini. Allo stesso modo se c’è un incidente nucleare in Giappone non è un problema locale, perché l’aria non ha confini. L’anima delle persone assomiglia all’acqua e all’anima. Finché ci sarà anche solo una persona in difficoltà, l’anima non avrà pace perché non ha confini. Restituire al mondo ciò che si ha è fondamentale, quasi in modo egoistico: non puoi stare bene se c’è qualcun altro che sta male. E’ qualcosa che in primo luogo fa bene a te.
C’è un progetto che le sta dando soddisfazione?
Stiamo portando avanti insieme alla banca il progetto “centesimi che contano”: è un servizio in base al quale i clienti Mediolanum possono donare ogni mese i centesimi a saldo. Quindi si tratta di un massimo di 99 centesimi al mese. Una piccola cosa che però può fare molto. Allo stesso modo i regali guadagnati attraverso le raccolte punti possono essere trasformati in donazioni da parte dei clienti.
Perché ha scelto di essere premiata da don Andrea Swiecinski?
Don Andrea è un sacerdote polacco, fondatore del Movimento “Gloriosa Trinità”, che ho conosciuto tramite il catechismo delle mie figlie. E’ importante per me perché la parte spirituale della mia vita sta crescendo con il tempo.