Un ex capo procuratore della divisione sex-crime di Manhattan, la fondatrice dell’associazione “No more” e l’ex direttore generale del National Coalition Against Domestic Violence. Sono le tre professioniste che hanno raggiunto Anna Isaacson ai vertici della National Football Legue. L’obiettivo? Creare un team di donne che potesse intervenire dall’interno per promuovere nuove politiche e un’educazione contro la violenza domestica. Probabilmente l’annuncio fatto da Roger Goodell è stata anche una mossa politica, contando che è arrivato solo poco prima che il Minnesota Vikings annunciasse nella rosa dei giocatori in campo domenica Adrian Peterson, arrestato solo sabato scorso per atti di violenza che hanno coinvolto anche un minore. Ora starà alle quattro donne fare in modo che la loro nomina non sia solo un’operazione di marketing.
Anna Isaacson era già vice-presidente con la delega alle Relazioni con la comunità e la filantropia. Campi ritenuti prettamente femminili anche nel football americano, evidentemente. Ora le è stata affidata anche la delega per la responsabilità sociale. Le altre tre donne, invece, non facevano parte dell’organico della Nfl e sono state assunte ad hoc.
D’altra parte gli ultimi avvenimenti che hanno coinvolto giocatori di football lasciavano poca scelta. Le squadre continuano a convocare i loro campioni, ma l’opinione pubblica non smette di fare pressione perché vengano presi dei provvedimenti. Come nel caso di Greg Hardy, difensore dei Carolina Panthers, che sta partecipando alle riunioni della squadra nonostante sia impegnato in un appello contro la condanna per violenza domestica. Stessa cosa per Ray McDonald della squadra di san Francisco 49ers, che ha giocato le prime due partite nonostante l’arresto del 31 agosto ancora una volta per violenza domestica. La situazione è precipitata, poi, con la diffusione del video in cui Ray Rice dei Baltimore Ravens ha malmenato la futura moglie in un ascensore di un casino. Rice si è beccato solo due giornate di squalifica contro le quattro comminate solitamente dalla Lega di fronte ad atti di violenza. E questo non è piaciuto a molti.
Fra l’altro i dati sono impietosi. Gli arresti per violenza domestica fra i giocatori sono stati 83, pari a tasso del 55,4% se confrontati con la media nazionale degli arresti per gli uomini dai 25 ai 29 anni.
Due riflessioni: ma nel football non si menano (e quindi si sfogano) già sufficientemente in campo? Ma soprattutto, perché le donne di questi giocatori restano con loro (come nel caso della fidanzata di Rice, che poi lo ha sposato)?
Buon lavoro alle “fantastiche quattro” assunte dalla Nfl per placare gli animi. Bisogna capire se gli animi sono quelli dei giocatori oppure quelli del pubblico!