Annullate le nomine del sindaco di Bari, Michele Emiliano, che un po’ distratto non aveva tenuto conto della parità di genere secondo il Tar di Puglia, che ha annullato con due sentenze altrettanti decreti del 21 luglio 2011 di nomina dei componenti dei Cda e dei collegi sindacali di Amgas e Amiu. Tutto da rifare quindi, ma come ci si è arrivati?
I ricorsi erano stati proposti da Serenella Molendini (Consigliera di parità della Regione Puglia), Magda Terrevoli (Presidente della Commissione regionale per le pari opportunità), Associazione “Centro di documentazione delle donne”, Associazione “Un desiderio in comune”, Anna Rossiello (candidata alla nomina nei Consigli di Amministrazione delle società partecipate), Associazione “L’Arca Centro di Iniziativa Democratica”. Nel ricorso contro l’Amgas si contestava l’assenza di rappresentanti di genere femminile all’interno del Cda, mentre per l’Amiu fu nominata all’epoca una sola donna nel Consiglio di Amministrazione (su cinque componenti) e nessuna donna all’interno del Collegio sindacale.
Accogliendo i ricorsi i giudici del Tar sottolineano che “la parità di genere deve essere garantita all’interno di entrambi gli organi societari”. “Ne consegue – si legge nella sentenza relativa alla vicenda Amgas – che la circostanza della presenza all’interno del Collegio sindacale di Amgas srl di ben due donne su tre componenti lascia comunque impregiudicato il problema relativo alla totale mancanza di presenza femminile nel Cda ed alla violazione, sia pure limitatamente a detto specifico ambito, del principio costituzionale di pari opportunità”.
I giudici ricordano quindi che “gli indirizzi stabiliti dal Consiglio comunale di Bari, cui il sindaco si sarebbe dovuto conformare (e tuttavia dallo stesso disattesi), erano chiaramente orientati nel senso della rigorosa osservanza del principio di pari opportunità nella designazione del vertice delle società partecipate”.
Si tratta di nomine antecedenti alla legga 120 del 2011 (entrata in vigore 12 mesi dopo la pubblicazione in gazzetta ufficiale), la cosiddetta legge Golfo-Mosca. Le nomine oggi richiederebbero il 20% dei posti dedicati al genere meno rappresentato sia nei board sia nei collegi sindacali. Il caso, comunque, dimostra quanto sia fondamentale che le associazioni e le consigliere di parità vigilino sul territorio per il rispetto delle direttive e delle leggi.