Paghereste una bolletta del telefono di una casa che non c'è più? Forse no, ma vi toccherebbe farlo se non voleste incorrere in sanzioni. E' successo ad un amico aquilano. A un anno dal terremoto è arrivata la bolletta del telefono di Infostrada (facciamo i nomi, per non fare di tutt'erba un fascio). 300 euro di arretrati. L'amico, come decine di altri suoi concittadini, ha cercato di spiegare che non gli sembrava giusto dover pagare un servizio che non aveva utilizzato "causa terremoto" (la casa è stata dichiarata inagibile ed ancora non è stata restaurata). Da Infostrada si è sentito rispondere che avrebbe dovuto disdire con una raccomandata l'abbonamento.
Già, avete presente quando dopo un terremoto ti ritrovi per strada con due bambine e una moglie incinta, casa distrutta, senza un lavoro e con i genitori anziani? La cosa più ovvia, naturalmente, sarebbe stata occuparsi delle utenze. Soprattutto di quella telefonica. (Peccato che subito dopo il terremoto Infostrada, come le altre, non avesse onorato il contratto fornendo il servizio regolarmente nonostante tutto).
Oggi ho chiesto all'amico come sia finita. Mi ha detto che ha dovuto pagare e che sta continuando a pagare una bolletta di una casa inagibile. Ma nel novero delle assurdità che stanno vivendo a lui sembra quasi il meno. Mi raccontava che alle due bambine grandi è stato negato il servizio di scuolabus perché sono fuori distretto (le bambine vanno alla scuola che hanno sempre frequentato ma chiaramente abitano altrove – in uno di quei magnifici residence chiavi in mano costruiti fuori città). Il consiglio è stato di far cambiare scuola alle bimbe. Già, perchè dopo aver vissuto un anno in albergo e ora in una nuova casa, senza le loro cose, i vicini di casa, la vita di tutti i giorni, ora far cambiare loro compagni e maestre sarebbe il meno.
Forse c'è qualcosa che mi sfugge in tutto questo.