Nessuna strage di top manager dopo la crisi. Al contrario di quanto si possa immaginare quest’anno il turnover ai livelli più alti è stato molto basso. Su un campione delle 2.500 aziende più grandi al mondo solo il 14,4%, pari a 361 società, ha deciso di cambiare il proprio amministratore delegato nel 2008. Il dato emerge da uno studio pubblicato oggi da Booz & Company. Il tasso di disoccupazione dei Paesi dell’Ocse a marzo è invece cresciuto di un altro 0,2% rispetto a febbraio, al 7,6%.
La spiegazione sembra semplice: nessuna nave in mezzo alla tempesta cambia capitano. Il dato è infatti solo leggermente superiore al 13,8% (347) a quello del 2007. Ma i cambi al vertice sono addirittura diminuiti rispetto all’anno precedente nel Nord America e in Europa, epicentri della crisi. Mentre in Asia hanno preferito essere più decisi e ben il 16,4% delle società, contro il 10,6% del 2007, ha cambiato condottiero.
Nei gruppi finanziari, che sono stati il primo motore della tempesta perfetta, il ricambio sarà stato più accentuato? Neanche poi di tanto: solo il 18% ha mandato a casa l’a.d. che guidava il gruppo al momento dell’inizio della crisi.
Da altri studi, invece, emerge come in tempo di crisi le aziende preferiscano affidarsi alle donne. Più donne nei consigli di amministrazione, più donne nelle posizioni chiave per le ristrutturazioni, più donne anche in finanza. Forse perché sanno gestire meglio lo stress? O forse perché nessun uomo vuole farsi carico dei casi disperati per non giocarsi la carriera?