Ormai sugli effetti collaterali della crisi se ne sono sentite di tutti i colori: dai videogiochi che allenano a affrontare lo stress da recessione all’incremento delle vendite di fondotinta, dagli sconti delle prostitute all’aumento degli interventi estetici, dal cambio di lavoro di certi banker alla moda cheap-chic. Ma non si smette mai di scoprire nuovi risvolti. L’anno scorso fece scalpore l’asta dei beni di lusso del gioielliere di Ralph O. Esmerian. Non tanto per i pezzi all’asta, ma per il fatto che l’asta fu fermata poche ore prima perché si scoprì che alcuni dei gioielli offerti erano “i collaterali” di alcune operazioni finanziarie di Esmerian, che dichiarò poco dopo bancarotta a causa della sua esposizione su Merrill Lynch. Qui non si vuole parlare però delle aste eccellenti, quelle dei ceo e dei presidenti che si trovano a vendere il tappeto milionario acquistato per il loro ufficio. Qui si vuole parlare delle cene con asta.
A Londra capita di essere invitati a cena da colleghi, o meglio ora ex colleghi di investment bank. Ci si mette in ghingheri, si compra una bottiglia di buon vino rigorosamente italiano, si prende un cab e si è puntuali. Le case restano quelle dei quartieri più alla moda, anche se non si sai poi per quanto ancora. Entrando ci si incontra più o meno la gente di sempre, anche se molti non fanno più lo stesso mestiere e alcuni se ne sono già tornati in patria. La cena non è più quella del catering, ma forse si mangiano cose più genuine. Si gira fra una chiacchiera e l’altra, evitando di fare domande scomode se si ha ancora un lavoro e di riceverne se un lavoro non lo si ha più. E fra un bicchiere di vino e una tartina capita di notare dei cartoncini sui mobili, sullo stereo, sulla tv al plasma e su alcuni soprammobili. Ci si avvicina cauti per sbirciare: è una descrizione stringata dell’oggetto che ne esalta il valore e sotto c’è il prezzo. IL PREZZO??? Sì, ma attenzione è solo quello di partenza per l’asta che comincerà quando tutti avranno bevuto abbastanza per lasciarsi andare e vincere l’imbarazzo. La scusa è quella di un prossimo cambio di casa, in realtà sono vite che devono migrare verso standard più bassi perché non ci sono più i bonus di una volta.
In fondo però meglio un’asta pubblica, magari organizzata con un po’ di ironia, piuttosto che offrire il proprio rolex a un vecchio amico durante un pranzo nella City. E vi assicuro, è successo anche questo.